Nella seconda metà dell’Ottocento dopo la nascita e lo sviluppo dell’Accademia di Belle Arti si diffonde l’interesse a documentare la produzione artistica e decorativa. Così al giovane Zaccaria Dal Bò (1872-1935), appena uscito dall’Istituto d’arte di Venezia vengono commissionati gli acquerelli contenuti in un album dal 1895 esegiuti probabilmente subito dopo l’intervento di consolidamento degli affreschi del Fondaco dei Tedeschi.
Gli acquerelli dello Zaccaria del Bò riproducono al completo gli affreschi di Tiziano allora visibili sulla facciata del Fondaco verso la Merceria e, certo con l'interpretazione dell'artista che li copiò, il valore cromatico di quell'opera. Così come l'acquerello con l’Ignuda evidenzia il cromatismo allora visibile nella Nuda, l'unico degli affreschi copiati eseguito da Giorgione.
Il ciclo commissionato dalla Serenissima a Tiziano nel 1508 ebbe, anche se in misura minore rispetto a quello di Giorgione, un rapido degrado. Prima del 1967, la critica aveva dato per irrecuperabile ogni traccia di questa decorazione, a causa anche dei materiali usati nell'intervento di restauro della fine degli anni Trenta del Novecento, che aveva portato all'annerimento pressoché totale dei brani superstiti.
Nel 1967, a cura della Soprintendenza alle Gallerie e Opere d'Arte di Venezia, i frammenti furono strappati e trasferiti alle Gallerie dell'Accademia. In occasione della mostra Giorgione a Venezia, tenuta alle Gallerie dell'Accademia nel 1978, venne ricostruito il ciclo degli affreschi superstiti di Tiziano al Fondaco. Rispetto a quella ricostruzione i nostri acquerelli mostrano più frammenti: soprattutto per la parte del fregio che corre sotto alla teoria delle finestre; qua e là qualche piccolo brano per la decorazione dipinta sopra le finestre e negli interspazi esistenti tra di esse.
Risulta chiaramente più leggibile di quanto non lo sia oggi la figura del Compagno della calza (l'ultimo a destra del ciclo) strappato nel 1937 assieme alla Nuda di Giorgione.
Proprio nella facciata erano presenti degli affreschi di Giorgione e di Tiziano che rappresentavano delle allegorie alludenti alla stabilità della Repubblica Serenissima, basata su:
La pace. Allegoria dipinta da Giorgione.
La giustizia. Simboleggiata dalla Giuditta di Tiziano.
Frammenti di questi affreschi sono visibili oggi alla Galleria G. Franchetti alla Ca' d’Oro, mentre nella terza sala delle Gallerie dell’Accademia negli ultimi anni si conserva anche La Nuda di Giorgione, che decorava anch'essa la facciata del Fondaco dei Tedeschi verso il Canal Grande. La Nuda è l'unico degli affreschi di Giorgione che è stato salvato.
Sources:
http://www.museocastelfrancoveneto.tv.it/artisti/30.htm
http://gritti.provincia.venezia.it/cittadinanza_europea/il_fondaco_dei_tedeschi.htm
понеделник, 31 май 2010 г.
Un'arte che avrà la triste sorte di tutti gli affreschi esterni della città lagunare
photo by Brigitte Eckert
Questa immagine intitolata da Brigitte "WÄCHTER DES PORTALS", scattata da lei nei pressi di Palazzo Zenobio oppure a un muro dello stesso palazzo Zenobio, al sestiere di Dorsoduro è l'ultima della serie che ha come oggetto Street Art in Venice. L'ho trovata poco fa io, ma è pubblicata il 28 dicembre 2009 nel blog di Brigitte Unterwegs in Venedig. L'ho trovata ultima, ma direi che per me fosse la più forte come messaggio. Spero che Aldo mi dica cosa vuol dire il titolo scelto da Frau Eckert. Lo so che ormai c'è il Google Traduttore, ma preferirei vedessi la traduzione di Sig. Bauta e Tabarro, così imparo da lui anche una parola in tedesco non solo in veneziano.
http://venedig-ebb.blogspot.com
Questa Arte che in tutto il mondo viene denominata Street Art, nella città lagunare è un'arte nascosta in quella Venezia che ingiustamente viene considerata una Venezia "minore". Proprio così alcuni chiamano le zone meno conosciute e poco frequentate di Venezia che possono riservare interessanti squarci e disegni.
Una volta le facciate di molti palazzi veneziani erano affrescate ma quegli affreschi sono completamente scomparse a cavallo dei secoli XVIII e XIX. Si possono ammirare dei frammenti staccati collocati nel portego del secondo piano nobile nella Galleria "Giorgio Franchetti" in Ca' d'Oro e in una sala delle Gallerie dell'Accademia dov'è collocato un vasto e bello frammento di un affresco staccato detto La Nuda o l'Ignuda di Giorgione. A me è sempre piaciuto molto e ricordo la prima volta che l'ho visto, avevo la sensazione che guardassi un affresco antico dell'età classica romana, è così devastato.
Comunque qualcosina oggi si può vedere sulla retrofacciata di Ca' Corfù che forma un insieme famigliare con il palazzo rinascimentale Contarini degli Scrigni la cui facciata seicentesca viene progettata da Vincenzo Scamozzi. Gli affersci si possono vedere dalle fondamenta di Rio di San Trovaso che confluisce nel Canal Grande.
Alcune tracce degli affreschi sulla facciata rinascimentale del palazzo Tiepolo accanto il ben conoservato palazzo gotico Pisani Moretta, si possono vedere anche oggi se si guarda attentamente il triste intonaco di quel palazzo affacciato su Canal Grande, il cui decoro artistico era opera di un pittore di nome Andrea venuto da Zara (odierna Croazia) detto lo Schiavone, attivo a Venezia nella metà del Cinquecento.
Erano famosissimi gli affresci sul Fondaco dei Tedeschi, dove lavoravano Giorgione e Tiziano e qualcosina di essi oggi si possa ammirarare nei musei dell'Accademia e Ca' d'Oro.
Una volta le facciate del palazzo Mocenigo in cui abitò Lord Byron erano completamente affrescate con episodi di storia romana, ed anche se gli storici ci hanno riferito i nomi dei pittori che li erano esegiti (Bedenetto Caliari e Giuseppe Alabardi), gli afferschi sono completamente scoparse con l'usura del tempo ed ora ci è rimasta solo la testimonianza di una stampa di Luca Carlevarijs.
Possiamo solo immaginare la bellezza degli affreschi del palazzo Gussoni, lì gli affreschi esterni erano opera del Tintoretto. Sappiamo solo che raffiguravano Adamo ed Eva, Caino e Abele e il Crepuscolo e l'Aurora, quest'ultime figure erano ispirate alle sculture del Michelangelo sulle tombe medicee nella Cappella dei Medici presso la chiesa di San Lorenzo a Firenze.
Nel suo libro "Venezia città nobilissima et singolare" Francesco Sansovino aveva parlato degli affreschi che ornavano nel Cinquecento il prospetto sul campo del palazzo Maffetti Tiepolo all'odierno numero anagrafico 1957 in Campo San Polo, ma in un'incisione di Andrea Visentini dell'Ottocento non si vedono più.
Francesco Sansovino aveva lodato anche gli affreschi che adornavano la facciata secondaria nel cortile del palazzo Foscarini (odierno hotel di 4 stelle "Palazzo Giovanelli"). Erano dipinti da Giambatista Zelotti e lì impressionava molto un fregio con figure nude, c'erano tra una finestra e l'altra le raffigurazioni di finte aperture dalle quali si affaciavano dei suonatori a "inganno dell'occhio", o detto alla francese, "a tromp-l'oeil". Francesco Sansovino aveva definito quel fregio "adorno e ricco di tutto ciò che si potesse desiderare".
Tra l'atro oggi un fregio con figure nude si può vedere tra le tre arcate del palazzetto Salviati decorato anche con un mosaico raffigurante i signori produttori di oggetti di vetro della famiglia e Venezia nel posto d'onore, lì dove il Rio della Fornace confluisce nel Canal Grande. Ci sono due figure femminili e due figure maschili, quelle maschili mostrano le spalle, le donne raffigurate mostrano il seno agli occhi dei passanti in diverse imbarcazioni su Canal Grande.
In questi giorni guardavo le immagine della cosìdetta Street Art, scattate da Aldo, Anne e Martine ultimamente a Venezia "minore" e pensavo a guegli affreschi veneziani dei secoli passati che sono andati completamente perduti. Chissà se una volta quando affrescavano le facciate dei palazzi fossero consapevoli dell'azione nefasta della salsedine e degli elementi naturali sui dipinti esterni ma questi pittori anonimi di oggi che praticano la "Street Art" a Venezia ne sono consapevoli e nonostante questo lascino queste immagini sui muri e le porte sempre chiuse dingendo volentiere per sè e per gli altri che ci passerano a vedere queste opere senza nemmeno lasciare il nome firmando l'opera artistica e questo fatto lo trovo meraviglioso.
Per le foto che vedete sotto ringrazio ad Aldo, Anne e Martine che mi hanno permesso di usere le loro foto per illustrare questo post.
Aldo aveva trovato e fotografato questa immagine all'incroccio di Rio Fontego dei Tedeschi, Rio di San Lio e Rio della Fava. In un posto "De l’eau partout. En face, trois garnements vous observent..." (se non lo capite il francese vi consiglio di usare il traduttore, non mancherà la sorpesa della traduzione). La foto l'ha scattata in maggio 2010 e l'ha pubblicata nel suo blog VENEZIAMENTE
http://venezziamente.blogspot.com/2010/05/street-art.html
Anne aveva fotografato questa immagine dipinta sul muro di una fondamenta al sestiere di Cannareggio l'anno scorso (2009) e nel suo blog miscellanéesanne dove 16 ore fa l'ha pubblicata diceva: "Personnellement, il m'a plu et, là où il était placé, sa présence, certainement prévue pour être éphémère, s'avérait plutôt agréable."
http://anne-miscellanees.blogspot.com/2010/05/en-echo-martine-venise.html
Le facce indiane fotografate da Martine de Sclos.
Un piano primissimo di Martine che aveva scattato tutte le altre foto sottostanti.
Il Signore con "la cornice" di pietra e "verde".
Ecco questo signore ancora più da vicino. Closer.
Questa immagine mi piace molto, quasi invidio a Martine che l'aveva vista dal vivo, comunque la foto mi affascina in pieno.
questo è qualcosa di diverso, in segiuto Martine ha precisato nel commento sottostante che aveva scattato nei pressi di San Francesco della Vigna.
Le ultime immagini sono prese da Martine a dicembre 2009 e sono pubblicate nel suo blog Per l'Amore di Venessia
http://perlamoredivenessia.blogspot.com
Questa immagine intitolata da Brigitte "WÄCHTER DES PORTALS", scattata da lei nei pressi di Palazzo Zenobio oppure a un muro dello stesso palazzo Zenobio, al sestiere di Dorsoduro è l'ultima della serie che ha come oggetto Street Art in Venice. L'ho trovata poco fa io, ma è pubblicata il 28 dicembre 2009 nel blog di Brigitte Unterwegs in Venedig. L'ho trovata ultima, ma direi che per me fosse la più forte come messaggio. Spero che Aldo mi dica cosa vuol dire il titolo scelto da Frau Eckert. Lo so che ormai c'è il Google Traduttore, ma preferirei vedessi la traduzione di Sig. Bauta e Tabarro, così imparo da lui anche una parola in tedesco non solo in veneziano.
http://venedig-ebb.blogspot.com
Questa Arte che in tutto il mondo viene denominata Street Art, nella città lagunare è un'arte nascosta in quella Venezia che ingiustamente viene considerata una Venezia "minore". Proprio così alcuni chiamano le zone meno conosciute e poco frequentate di Venezia che possono riservare interessanti squarci e disegni.
Una volta le facciate di molti palazzi veneziani erano affrescate ma quegli affreschi sono completamente scomparse a cavallo dei secoli XVIII e XIX. Si possono ammirare dei frammenti staccati collocati nel portego del secondo piano nobile nella Galleria "Giorgio Franchetti" in Ca' d'Oro e in una sala delle Gallerie dell'Accademia dov'è collocato un vasto e bello frammento di un affresco staccato detto La Nuda o l'Ignuda di Giorgione. A me è sempre piaciuto molto e ricordo la prima volta che l'ho visto, avevo la sensazione che guardassi un affresco antico dell'età classica romana, è così devastato.
Comunque qualcosina oggi si può vedere sulla retrofacciata di Ca' Corfù che forma un insieme famigliare con il palazzo rinascimentale Contarini degli Scrigni la cui facciata seicentesca viene progettata da Vincenzo Scamozzi. Gli affersci si possono vedere dalle fondamenta di Rio di San Trovaso che confluisce nel Canal Grande.
Alcune tracce degli affreschi sulla facciata rinascimentale del palazzo Tiepolo accanto il ben conoservato palazzo gotico Pisani Moretta, si possono vedere anche oggi se si guarda attentamente il triste intonaco di quel palazzo affacciato su Canal Grande, il cui decoro artistico era opera di un pittore di nome Andrea venuto da Zara (odierna Croazia) detto lo Schiavone, attivo a Venezia nella metà del Cinquecento.
Erano famosissimi gli affresci sul Fondaco dei Tedeschi, dove lavoravano Giorgione e Tiziano e qualcosina di essi oggi si possa ammirarare nei musei dell'Accademia e Ca' d'Oro.
Una volta le facciate del palazzo Mocenigo in cui abitò Lord Byron erano completamente affrescate con episodi di storia romana, ed anche se gli storici ci hanno riferito i nomi dei pittori che li erano esegiti (Bedenetto Caliari e Giuseppe Alabardi), gli afferschi sono completamente scoparse con l'usura del tempo ed ora ci è rimasta solo la testimonianza di una stampa di Luca Carlevarijs.
Possiamo solo immaginare la bellezza degli affreschi del palazzo Gussoni, lì gli affreschi esterni erano opera del Tintoretto. Sappiamo solo che raffiguravano Adamo ed Eva, Caino e Abele e il Crepuscolo e l'Aurora, quest'ultime figure erano ispirate alle sculture del Michelangelo sulle tombe medicee nella Cappella dei Medici presso la chiesa di San Lorenzo a Firenze.
Nel suo libro "Venezia città nobilissima et singolare" Francesco Sansovino aveva parlato degli affreschi che ornavano nel Cinquecento il prospetto sul campo del palazzo Maffetti Tiepolo all'odierno numero anagrafico 1957 in Campo San Polo, ma in un'incisione di Andrea Visentini dell'Ottocento non si vedono più.
Francesco Sansovino aveva lodato anche gli affreschi che adornavano la facciata secondaria nel cortile del palazzo Foscarini (odierno hotel di 4 stelle "Palazzo Giovanelli"). Erano dipinti da Giambatista Zelotti e lì impressionava molto un fregio con figure nude, c'erano tra una finestra e l'altra le raffigurazioni di finte aperture dalle quali si affaciavano dei suonatori a "inganno dell'occhio", o detto alla francese, "a tromp-l'oeil". Francesco Sansovino aveva definito quel fregio "adorno e ricco di tutto ciò che si potesse desiderare".
Tra l'atro oggi un fregio con figure nude si può vedere tra le tre arcate del palazzetto Salviati decorato anche con un mosaico raffigurante i signori produttori di oggetti di vetro della famiglia e Venezia nel posto d'onore, lì dove il Rio della Fornace confluisce nel Canal Grande. Ci sono due figure femminili e due figure maschili, quelle maschili mostrano le spalle, le donne raffigurate mostrano il seno agli occhi dei passanti in diverse imbarcazioni su Canal Grande.
In questi giorni guardavo le immagine della cosìdetta Street Art, scattate da Aldo, Anne e Martine ultimamente a Venezia "minore" e pensavo a guegli affreschi veneziani dei secoli passati che sono andati completamente perduti. Chissà se una volta quando affrescavano le facciate dei palazzi fossero consapevoli dell'azione nefasta della salsedine e degli elementi naturali sui dipinti esterni ma questi pittori anonimi di oggi che praticano la "Street Art" a Venezia ne sono consapevoli e nonostante questo lascino queste immagini sui muri e le porte sempre chiuse dingendo volentiere per sè e per gli altri che ci passerano a vedere queste opere senza nemmeno lasciare il nome firmando l'opera artistica e questo fatto lo trovo meraviglioso.
Per le foto che vedete sotto ringrazio ad Aldo, Anne e Martine che mi hanno permesso di usere le loro foto per illustrare questo post.
Aldo aveva trovato e fotografato questa immagine all'incroccio di Rio Fontego dei Tedeschi, Rio di San Lio e Rio della Fava. In un posto "De l’eau partout. En face, trois garnements vous observent..." (se non lo capite il francese vi consiglio di usare il traduttore, non mancherà la sorpesa della traduzione). La foto l'ha scattata in maggio 2010 e l'ha pubblicata nel suo blog VENEZIAMENTE
http://venezziamente.blogspot.com/2010/05/street-art.html
Anne aveva fotografato questa immagine dipinta sul muro di una fondamenta al sestiere di Cannareggio l'anno scorso (2009) e nel suo blog miscellanéesanne dove 16 ore fa l'ha pubblicata diceva: "Personnellement, il m'a plu et, là où il était placé, sa présence, certainement prévue pour être éphémère, s'avérait plutôt agréable."
http://anne-miscellanees.blogspot.com/2010/05/en-echo-martine-venise.html
Le facce indiane fotografate da Martine de Sclos.
Un piano primissimo di Martine che aveva scattato tutte le altre foto sottostanti.
Il Signore con "la cornice" di pietra e "verde".
Ecco questo signore ancora più da vicino. Closer.
Questa immagine mi piace molto, quasi invidio a Martine che l'aveva vista dal vivo, comunque la foto mi affascina in pieno.
questo è qualcosa di diverso, in segiuto Martine ha precisato nel commento sottostante che aveva scattato nei pressi di San Francesco della Vigna.
Le ultime immagini sono prese da Martine a dicembre 2009 e sono pubblicate nel suo blog Per l'Amore di Venessia
http://perlamoredivenessia.blogspot.com
Denis è il più bello (photo by Raffaele Tavano)
© photo by Raffaele Tavano
Da un po' commento quasi ogni foto di Raffaele Tavano che lui pubblica nel suo blog RAFFAELE TAVANO PHOTOGRAPHER e devo dire che le sue fotografie bianconere mi piacciono molto. Questa sua foto è senza titolo nel suo "post" originale ma io mi son permessa di proporre un titolo, un titolo scelto da una adolescente che infatti son ancora anch'io. La foto Raffaele l'ha scattata nel Chiostro di San Pietro di Castello.
Da un po' commento quasi ogni foto di Raffaele Tavano che lui pubblica nel suo blog RAFFAELE TAVANO PHOTOGRAPHER e devo dire che le sue fotografie bianconere mi piacciono molto. Questa sua foto è senza titolo nel suo "post" originale ma io mi son permessa di proporre un titolo, un titolo scelto da una adolescente che infatti son ancora anch'io. La foto Raffaele l'ha scattata nel Chiostro di San Pietro di Castello.
неделя, 30 май 2010 г.
American gondoliers on the Water in Newport Beach
Photo by Greg Mohr
Greg said in his GONDOLA BLOG:
My passengers and I rowed by gondolier Michael Bixler, waving and shouting "Buona Sera".
Mike in turn waved as he passed by on the back of one of Newports only Venice-built gondolas.
Greg Mohr also said:
It seems to me that life for a gondolier would be terribly boring without ...
TO REED THE END OF THE GREG'S PHRASE CLICK HERE TO THE ORIGINAL POST
Photo by Greg Mohr
Greg said in his GONDOLA BLOG:
My passengers and I rowed by gondolier Michael Bixler, waving and shouting "Buona Sera".
Mike in turn waved as he passed by on the back of one of Newports only Venice-built gondolas.
Greg Mohr also said:
It seems to me that life for a gondolier would be terribly boring without ...
TO REED THE END OF THE GREG'S PHRASE CLICK HERE TO THE ORIGINAL POST
Photo by Greg Mohr
Other Sophie Calle's projects
Sophie Calle (born 1953) is a French writer, photographer, installation artist, and conceptual artist.
Early works after Suite Vénitienne (1980), The Hotel (1981) and The Shadow (1981)
The following year (1982), Calle organized The Sleepers, a project in which she invited 24 people to occupy her bed continuously for eight days. Some were friends, or friends of friends, and some were strangers to her. She served them food and photographed them every hour.
One of Calle's first projects to generate public controversy was Address Book (1983). The French daily newspaper Libération invited her to publish a series of 28 articles. Having recently found an address book on the street (which she photocopied and returned to its owner), she decided to call some of the telephone numbers in the book and speak with the people about its owner. To the transcripts of these conversations, Calle added photographs of the man's favorite activities, creating a portrait of a man she never met, by way of his acquaintances. The articles were published, but upon discovering them, the owner of the address book, a documentary filmmaker named Pierre Baudry, threatened to sue the artist for invasion of privacy. As Calle reports, the owner discovered a nude photograph of her, and demanded the newspaper publish it, in retaliation for what he perceived to be an unwelcome intrusion into his private life.
Another of Calle's noteworthy projects is titled The Blind (1986), for which she interviewed blind people, and asked them to define beauty. Their responses were accompanied by her photographic interpretation of their ideas of beauty, and portraits of the interviewees.
Later works
In 1996, Calle released a film titled No Sex Last Night which she created in collaboration with (the then husband) American photographer Gregory Shephard. The film documents their road trip across America, which ends in a wedding chapel in Las Vegas. Rather than following the genre conventions of a road trip or a romance, the film is designed to document the result of a man and woman who barely knew each other, embarking on an intimate journey together.
Calle is known largely for works combining texts and photographic images in a cool presentational style; The Birthday Ceremony is her first major sculptural installation and it has been conceived especially for Art Now 14. Although made in 1998 the work has its origins in the years 1980 to 1993 when Calle invented and sustained a series of private and shared rituals around her birthday. These are now manifest as art, demonstrating how closely her life and her art are intertwined. Over this fourteen-year period, aside from the occasional year of disruption, Calle held an annual dinner party on the evening (or around the time) of her birthday. To each celebration she invited a group of friends and relatives, the precise number of invitees corresponding to the number of years of her age, with one additional, anonymous guest nominated by a chosen guest, in order to symbolise the unknown of her future.
Calle asked writer and filmmaker Paul Auster to "invent a fictive character which I would attempt to resemble"[4] and served as the model for the character Maria in Auster’s novel Leviathan (1992). This mingling of fact and fiction so intrigued Calle that she created the works of art created by the fictional character, which included a series of color-coordinated meals.
Auster later challenged Calle to create and maintain a public amenity in New York. The artist's response was to augment a telephone booth (on the corner of Greenwich and Harrison streets in Manhattan) with a note pad, a bottle of water, a pack of cigarettes, flowers, cash, and sundry other items. Every day, Calle cleaned the booth and restocked the items, until the telephone company removed and discarded them. This project is documented in The Gotham Handbook (1998).
In Room with a View (2003), Calle spent the night in a bed installed at the top of the Eiffel Tower. She invited people to come to her and read her bedtime stories in order to keep her awake through the night. The same year, Calle had her first one-woman show at the Musée National d'Art Moderne at Centre Georges Pompidou in Paris.
Sophie Calle, Room with view
Douleur Exquise (exquisite pain) 2003. She was supposed to go to Japan but didn’t want to, so she took the train through Moscow and through Siberia, then through Beijing, then to Hong Kong. She was supposed to meet her lover in New Delhi, but he made up some sort of story about a car accident, which she realized was a lie. She took a photograph every day until the day they were supposed to meet in New Delhi, and wrote about how much she looked forward to meeting him. The second half of the book was all about the pain of the heartbreak. She would write about the horrible memory of the conversation where she realized he was breaking up with her on one page, and ask people to tell her their worst memory, which was placed on the right. Over the days, her story became shorter and shorter as her pain dissipated over the time. The juxtaposition of everyone’s terrible memories also played down the pain of a simple breakup.
At the 2007 Venice Biennale, Sophie Calle showed her piece Take Care of Yourself, named after the last line of the message her ex had left her. Calle had asked dozens of women—including a parrot and a hand puppet—to interpret the break-up e-mail and presented the results in the French pavilion.
Source: Wikipedia
Sophie Calle said (in one interview):
I didn’t make Take Care of Yourself to forgive or forget a man — I did it to make a show in Venice.
Early works after Suite Vénitienne (1980), The Hotel (1981) and The Shadow (1981)
The following year (1982), Calle organized The Sleepers, a project in which she invited 24 people to occupy her bed continuously for eight days. Some were friends, or friends of friends, and some were strangers to her. She served them food and photographed them every hour.
One of Calle's first projects to generate public controversy was Address Book (1983). The French daily newspaper Libération invited her to publish a series of 28 articles. Having recently found an address book on the street (which she photocopied and returned to its owner), she decided to call some of the telephone numbers in the book and speak with the people about its owner. To the transcripts of these conversations, Calle added photographs of the man's favorite activities, creating a portrait of a man she never met, by way of his acquaintances. The articles were published, but upon discovering them, the owner of the address book, a documentary filmmaker named Pierre Baudry, threatened to sue the artist for invasion of privacy. As Calle reports, the owner discovered a nude photograph of her, and demanded the newspaper publish it, in retaliation for what he perceived to be an unwelcome intrusion into his private life.
Another of Calle's noteworthy projects is titled The Blind (1986), for which she interviewed blind people, and asked them to define beauty. Their responses were accompanied by her photographic interpretation of their ideas of beauty, and portraits of the interviewees.
Later works
In 1996, Calle released a film titled No Sex Last Night which she created in collaboration with (the then husband) American photographer Gregory Shephard. The film documents their road trip across America, which ends in a wedding chapel in Las Vegas. Rather than following the genre conventions of a road trip or a romance, the film is designed to document the result of a man and woman who barely knew each other, embarking on an intimate journey together.
Calle is known largely for works combining texts and photographic images in a cool presentational style; The Birthday Ceremony is her first major sculptural installation and it has been conceived especially for Art Now 14. Although made in 1998 the work has its origins in the years 1980 to 1993 when Calle invented and sustained a series of private and shared rituals around her birthday. These are now manifest as art, demonstrating how closely her life and her art are intertwined. Over this fourteen-year period, aside from the occasional year of disruption, Calle held an annual dinner party on the evening (or around the time) of her birthday. To each celebration she invited a group of friends and relatives, the precise number of invitees corresponding to the number of years of her age, with one additional, anonymous guest nominated by a chosen guest, in order to symbolise the unknown of her future.
Calle asked writer and filmmaker Paul Auster to "invent a fictive character which I would attempt to resemble"[4] and served as the model for the character Maria in Auster’s novel Leviathan (1992). This mingling of fact and fiction so intrigued Calle that she created the works of art created by the fictional character, which included a series of color-coordinated meals.
Auster later challenged Calle to create and maintain a public amenity in New York. The artist's response was to augment a telephone booth (on the corner of Greenwich and Harrison streets in Manhattan) with a note pad, a bottle of water, a pack of cigarettes, flowers, cash, and sundry other items. Every day, Calle cleaned the booth and restocked the items, until the telephone company removed and discarded them. This project is documented in The Gotham Handbook (1998).
In Room with a View (2003), Calle spent the night in a bed installed at the top of the Eiffel Tower. She invited people to come to her and read her bedtime stories in order to keep her awake through the night. The same year, Calle had her first one-woman show at the Musée National d'Art Moderne at Centre Georges Pompidou in Paris.
Sophie Calle, Room with view
Douleur Exquise (exquisite pain) 2003. She was supposed to go to Japan but didn’t want to, so she took the train through Moscow and through Siberia, then through Beijing, then to Hong Kong. She was supposed to meet her lover in New Delhi, but he made up some sort of story about a car accident, which she realized was a lie. She took a photograph every day until the day they were supposed to meet in New Delhi, and wrote about how much she looked forward to meeting him. The second half of the book was all about the pain of the heartbreak. She would write about the horrible memory of the conversation where she realized he was breaking up with her on one page, and ask people to tell her their worst memory, which was placed on the right. Over the days, her story became shorter and shorter as her pain dissipated over the time. The juxtaposition of everyone’s terrible memories also played down the pain of a simple breakup.
At the 2007 Venice Biennale, Sophie Calle showed her piece Take Care of Yourself, named after the last line of the message her ex had left her. Calle had asked dozens of women—including a parrot and a hand puppet—to interpret the break-up e-mail and presented the results in the French pavilion.
Source: Wikipedia
Sophie Calle said (in one interview):
I didn’t make Take Care of Yourself to forgive or forget a man — I did it to make a show in Venice.
My dream investigator
He is perfect for a film inspired by Sophie Calle's early works "Suite Vénitienne" (1979-80), "The Hotel" (1980) and "The Shadow" (1981). FOR MORE CLICK HERE
By the way, he has already collaborated with Peter Greenaway at the 53 Venice Biennale 2009, in the vision "The Wedding at at Cana" with Fondazione Giorgio Cini produced by Change Performing Arts.
Sophie Calle's Shadow and one (my) dream movie
This is a man who I would like to pursue a secret in Venice. He is an actor and I imagine him as the man in Sophie Calle’s ‘Suite Venitienne” if everything that happens in a movie. I am ready to pay him to follow me one day in Venice. I am ready to pay my friend R. to shoot him with her semi-professional camera during that time. But I am not so rich that I can pay my friends to do some things. And the idea is not mine. So, the only thing I can do is write a script for film about the early works of Sophie Calle in Venice. By the way, there is a fictional film about the works of Diane Arbus starring Nicole Kidman as Arbus, do you know it? This film " Fur: an Imaginary Portrait of Diane Arbus" was released in 2006, it used Patricia Bosworth's book Diane Arbus: A Biography as a source of inspiration.*
Another project of Sophie Call, The Shadow (1981), consisted of Calle being followed for a day by a private detective, who had been hired (at Calle's request) by her mother. Calle proceeded to lead the unwitting detective around parts of Paris that were particularly important for her, there by reversing the expected position of the observed subject.
___
* Susan Sontag wrote an essay in 1973 entitled "Freak Show" that was critical of Arbus's work; it was reprinted in her 1977 book On Photography as "America, Seen Through Photographs, Darkly." I loved it.
Splash 52 (photo by Andy Parker)
Andy said:
A view across the Venetian lagoon through the spray kicked up from the back of the vaporetto (water boat) no.52.
A view across the Venetian lagoon through the spray kicked up from the back of the vaporetto (water boat) no.52.
събота, 29 май 2010 г.
Sophie Calle, Early works in Venice
In 1979, Sophie Calle disguised herself and followed a man she met at a Paris party to Venice. She documented her journey in the book 'Suite Venitienne' (published 1980), a scrapbook of sorts that includes diary-style notations and clandestine photographs of the man she stalked.
SOPHIE CALLE Suite Vénitienne, 1980 Detail 1 presentation text, 55 black and white photographs, 23 texts and 3 maps dimensions variable Edition 3/3 in English
In order to execute her project The Hotel (1981), she was hired as a chambermaid at a hotel in Venice where she was able to explore the writings and objects of the hotel guests. Insight into her process and its resulting aesthetic can be gained through her account of this project: "I spent one year to find the hotel, I spent three months going through the text and writing it, I spent three months going through the photographs, and I spent one day deciding it would be this size and this frame...it's the last thought in the process."
SOPHIE CALLE Hotel Room 28, 1983 Black and white and color photograph with text 49 x 56 inches, each panel Edition of eight, Courtesy Donald Young Gallery, Chicago
The Art Historian said:
In Suite Vénitienne, Calle secretly follows a man through Venice while taking notes and photographing him; in L’hôtel, Calle disguises herself as a maid and examines strangers’ lives through their belongings left in hotel rooms during their absence. As these two works unfold, the viewers’ expectations about the work as representing anything “real” are overturned, and the viewer becomes more interested in Sophie Calle than in any secrets she might reveal about the others.
Calle begins these performances by setting up rules for her game of detective, most obvious of which is, —try not to be seen. She is never able to follow through with this one-sided relationship, however, and her rules are made to be broken. Her voyeuristic activity forces a kind of one-sided intimacy with her subjects (especially men) through the visual, which always has the possibility of reversal and, in the end, results in the construction of “Sophie.” She writes about how her project of observing others effects her emotions and controls her actions, in other words, how she becomes dependent on her subjects. The possibility that she will be caught or confronted is the possibility of establishing a real relationship, while at the same time she reminds us cleverly that it is just a game.
Rachel Middleman
THESIS ABSTRACT 2004
Sophie Calle: Construction of Intimacy and Identity in Suite Vénitienne and L’hôtel
Rachel Middleman received a BA in philosophy from the University of California Santa Cruz. At SAIC, she has served as a teaching assistant and will begin a Ph.D. program in the fall in order to pursue her dream of becoming a professor of Art History.
SOPHIE CALLE Suite Vénitienne, 1980 Detail 1 presentation text, 55 black and white photographs, 23 texts and 3 maps dimensions variable Edition 3/3 in English
In order to execute her project The Hotel (1981), she was hired as a chambermaid at a hotel in Venice where she was able to explore the writings and objects of the hotel guests. Insight into her process and its resulting aesthetic can be gained through her account of this project: "I spent one year to find the hotel, I spent three months going through the text and writing it, I spent three months going through the photographs, and I spent one day deciding it would be this size and this frame...it's the last thought in the process."
SOPHIE CALLE Hotel Room 28, 1983 Black and white and color photograph with text 49 x 56 inches, each panel Edition of eight, Courtesy Donald Young Gallery, Chicago
The Art Historian said:
In Suite Vénitienne, Calle secretly follows a man through Venice while taking notes and photographing him; in L’hôtel, Calle disguises herself as a maid and examines strangers’ lives through their belongings left in hotel rooms during their absence. As these two works unfold, the viewers’ expectations about the work as representing anything “real” are overturned, and the viewer becomes more interested in Sophie Calle than in any secrets she might reveal about the others.
Calle begins these performances by setting up rules for her game of detective, most obvious of which is, —try not to be seen. She is never able to follow through with this one-sided relationship, however, and her rules are made to be broken. Her voyeuristic activity forces a kind of one-sided intimacy with her subjects (especially men) through the visual, which always has the possibility of reversal and, in the end, results in the construction of “Sophie.” She writes about how her project of observing others effects her emotions and controls her actions, in other words, how she becomes dependent on her subjects. The possibility that she will be caught or confronted is the possibility of establishing a real relationship, while at the same time she reminds us cleverly that it is just a game.
Rachel Middleman
THESIS ABSTRACT 2004
Sophie Calle: Construction of Intimacy and Identity in Suite Vénitienne and L’hôtel
Rachel Middleman received a BA in philosophy from the University of California Santa Cruz. At SAIC, she has served as a teaching assistant and will begin a Ph.D. program in the fall in order to pursue her dream of becoming a professor of Art History.
Who knows who is she?
Guardando il ragazzo con la rana
photo by Pierre Pareja
Vedendo la foto di Pierre Pareja pubblicata una settimana fa nel suo blog Venice Daily Photo ho capito che c'è una petizione per tornare per la prossima celebrazione del Redentore del 17 luglio il Lampione della Punta della Dogana. Credo che il ragazzo con rana di Charles Ray dovrebbe andarsene, ormai l'hanno visto tutti. L'anno scorso quando siamo stati per la festa del Redentore pensavo che fosse rimasto lì solo per qualche mese, ma l'ho visto nelle foto di Fausto d'iverno, nelle foto della mia amica Rayna d'inizio primavera, nella copertina di una nuova guida presentata da Anna Livia, ed ora vedo la petizione "Vogliamo indietro il Lampione di Punta della Dogana!!!" creata e scritta da Manuel Vecchina. CLICCA QUI PER LEGGERE LA PETIZIONE
http://www.firmiamo.it/vogliamo-indietro-il-lampione-di-punta-della-dogana---
Credo Pierre Pareja la firmi, sono curiosa che commento farà Sergio, e che ne pensano Walter e Fausto. Io devo pensarci, da una parte aprezzo l'arte contemporanea, dall'altra parte Sig. Pinault non mi è molto simpatico e preferirei che lo facesse togliere dalla Punta della Dogana quel ragazzo. Poi sulla terrazza di Peggy Guggenheim ogni tanto si vede un'opera diversa e questo lo mostro in uno dei post seguenti. Forse Sig. Pinault voleva che lo conoscevano quel ragazzo di Charles Ray e dopo che diventerà famoso venderlo per qualche millione in più. No so, ma forse la petizione la firmerò anch'io.
Pierre Pareja ha scritto:
Watching Charles Ray's Boy with Frog, and being watched carefuly by the security guard... This is the Dogana di Mare. I remember the time, years ago, when one could sit here and dream, at dawn, alone or with a loved one. This used to be by far the most magical place in Venice. The Times They Are A-Changin'
Vedendo la foto di Pierre Pareja pubblicata una settimana fa nel suo blog Venice Daily Photo ho capito che c'è una petizione per tornare per la prossima celebrazione del Redentore del 17 luglio il Lampione della Punta della Dogana. Credo che il ragazzo con rana di Charles Ray dovrebbe andarsene, ormai l'hanno visto tutti. L'anno scorso quando siamo stati per la festa del Redentore pensavo che fosse rimasto lì solo per qualche mese, ma l'ho visto nelle foto di Fausto d'iverno, nelle foto della mia amica Rayna d'inizio primavera, nella copertina di una nuova guida presentata da Anna Livia, ed ora vedo la petizione "Vogliamo indietro il Lampione di Punta della Dogana!!!" creata e scritta da Manuel Vecchina. CLICCA QUI PER LEGGERE LA PETIZIONE
http://www.firmiamo.it/vogliamo-indietro-il-lampione-di-punta-della-dogana---
Credo Pierre Pareja la firmi, sono curiosa che commento farà Sergio, e che ne pensano Walter e Fausto. Io devo pensarci, da una parte aprezzo l'arte contemporanea, dall'altra parte Sig. Pinault non mi è molto simpatico e preferirei che lo facesse togliere dalla Punta della Dogana quel ragazzo. Poi sulla terrazza di Peggy Guggenheim ogni tanto si vede un'opera diversa e questo lo mostro in uno dei post seguenti. Forse Sig. Pinault voleva che lo conoscevano quel ragazzo di Charles Ray e dopo che diventerà famoso venderlo per qualche millione in più. No so, ma forse la petizione la firmerò anch'io.
Pierre Pareja ha scritto:
Watching Charles Ray's Boy with Frog, and being watched carefuly by the security guard... This is the Dogana di Mare. I remember the time, years ago, when one could sit here and dream, at dawn, alone or with a loved one. This used to be by far the most magical place in Venice. The Times They Are A-Changin'
петък, 28 май 2010 г.
Altre cose da fare a Venezia (una continuazione)
Entrare nella chiesa di San Maria Formosa una domenica per la messa e vedere come i bambini della parrocchia si mettono in ordine per la comunione (questa è stata la mia prima impressione e la chiesa mi è diventata subito molto cara)
Entrare nella chiesa Santa Maria Formosa comprando il biglietto di 3 euro o con Chorus card (di 9 euro per un anno) e vedere ogni quadro che si possa ammirare dentro leggendo la scheda che danno alla cassa (in italiano, in inglese, in francese e in tedesco)
Ammirare la Madonna della Misericordia datata 1472 di Bartolomeo Vivarini il cui restauro circa 10 anni fa era pagato da due giovani giude che risparmiavano i soldi che avevano guadagato parlando ai turisti ed che ora affascina chi guarda questo trittico dai colori vivi e splendenti
Vedere (e perché no fotografare) quella Madonna col bambino dalle cattenine d'oro tutta ornata. Si ricorda che fino al 1612 questa immagine della Madonna stava sul muro del primo palazzo Dona (numero anagrafico 6121), ai piedi del ponte, nell'edicola lignea che ancora si vede. Questa immagine era venerata e la fede popolare la considerava miracolosa, in seguito venne trasferita nella vicina chiesa Santa Maria Formosa
Accendere la luce della lampadina e vedere l'immagine sacra della Madonna col bambino, un'icona bizantina che secondo la leggenda apparteneva a Sebastiano Venier, il vincitore nella battaglia di Lepanto. In seguito la sua famiglia l'aveva donato alla loro chiesa che è proprio la chiesa di Santa Maria Formosa.
Vedere anche il polittico di Palma il Vecchio raffigurante Santa Barbara tra Santi nella cappella della Scuola dei Bombiardieri e rendersi conto che questa non è Santa Maria Formosa.
Prima o poi capire perchè la chiesa venne chiamata "formosa". Vedondo il lato absidale uno può farsi un'idea diretta ma la chiesa di Santa Maria Formosa fu, secondo la tradizione, una delle prime otto che sorsero nella laguna veneta. Venne fondata dal santo vescovo Magno, al quale apparve la vergine Maria in forma di bellissima matrona (ecco il perché dell'attribuito "formosa"), che gli ordinò di erigere un tempio là dove avesse visto fermarsi una nuvola bianca.
Sapere che la chiesa a pianta di croce greca con due facciate, progettata da Mauro Codussi infatti è la prima chiesa veneziana concepita e tutta realizzata in accordo con gli ideali rinascimentali, nella seconda meta del XV secolo.
Notare l'armonia delle due facciate, quella sansoviniana sul rio con la statua di un capitano di mar che sopra la porta e quella più vasta sul campo, costurite nel 1543 e 1604, a spese della famiglia Cappello.
Rimanere un po' nell'interno della chiesa, danneggiato da una bomba austriaca nel 1906 che è stato ripristinato nella sua immagine codussiana che ripropone l'espansione spazioale bizantina in termini della razionalità rinascimentale.
Ammirare il campanile barocco con la sua cuspide che suggerisce l'idea di una candella acesa e gicciolante.
Cercare il mascherone "custode" del campanile eretto tra 1642 e 1604. Si sa che il campanile di Santa Maria Formosa venne eretto su disegno di Francesco Zucconi, ma non si sa chi abbia proposto questa faccia di "custode" unica nella città lagunare.
Notare bene il mascherone descritto in modo indimenticabile da John Ruskin. Sono curiosa che effetto farà al nostro Signore dei Campanili prima della sua ascensione del Campanile di Santa Maria Formosa e aspetto con ansia il giorno in cui lui realizza la sua salita per veder dal volo d'uccello Campo Santa Maria Formosa.
Trovare la cosidetta Calle del Paradiso e capire perché venne nominata così
Vedere e fotografare gli Archi della Calle del Paradiso - le testate della calle detta "del Paradiso" che sono collegate da due archi gotici decorati da rilievi raffiguranti la Madonna della Misericordia con donatori e stemmi. Bellissimi esempi dell'arte gotica in assoluto!
Vedere i barbacani lignei in questo così ben conservato esempio di edilizia popolare gotica dall'inizio del XV secolo )certamente con rimaneggiamenti successivi)
Andare la sera al concerto in chiesa di Santa Maria Formosa, i concerti sono ogni settimana dal 25 maggio alla fine del settembre, alle 9 di sera lunedì, mercoledì, venerdì e domenica con un concerto per violino e orchestra di J.S.Bach e concerti delle "Quattro Stagioni" di Vivaldi and Opera Singers ogni martidì. Il biglietto costa 25 euro (ci sono prezzi speciali per gruppi). Qui devo dire che la tradizione musicale in Santa Maria Formosa non è di ieri. Durante il XVIII secolo vi suonò come organista Baldassare Caluppi detto il "Buranello", poi maestro di cappella a S.Marco, uno dei massimi esponenti della musica barocca veneziana assieme ad A.Vivaldi, T.Albinoni e B.Marcello.
O andare ad ascolare un concerto nella chiesa San Vidal vicino al Ponte dell'Accademia e Campo Santo Stefano, una chiesa ormai chiusa di culto, che si usa ogni sera per concerti. Anche lì il biglietto costa 25 euro e le quattro stagioni vivaldiane vengono interpretate 3 o 4 volte alla settimana. D'estate la porta non si chiude durante il concerto e chi ci passa può sentire la musica dietro le tende della porta.
Vivaldi interpreto dai virtuosi veneziani si può ascoltare e nella ex chiesa di San Basso di fronte al lato nord della Basilica di San Marco in piazzetta dei Leoni. Il prezzo del biglietto sarà lo stesso, 25 euro
A Venezia si può ascolare un concerto in chiesa in certi occasioni con ingresso libero. Di solito venerdì prima della domenica del Redentore alle ore 20.00 si può ascolare musica sacra veneziana per la Festa del Redentore per voci e strumenti antichi presso la Chiesa del Redentore alla Giudecca. Il ponte votivo viene inagurato il giorno dopo, sabato sera verso le 19, ma il concerto con ingresso libero
Vedere gli strumenti antichi nel museo della musica sistemato nella sconsacrata chiesa di San Maurizio è gratuito. Ci sono dei violini e viole d'epoca barocca in vetrine, ci sono anche delle pagine di note di Vivaldi.
___
Due delle foto foto in questo le ho scaricate dal sito dell'orchestra che suona ai conocerti dalle 21.00 nella chiesa di Santa Maria Formosa, Collegium Ducale, altre due degli interni della chiesa Santa Maria Formosa le prese da Wikipedia, non sono mie e le foto dal Calle del Paradiso, quando sono stata a Venezia c'erano delle impalcature e perciò le foto qua le avevo scaricato dalla rete e già non ricordo che era il suo autore, ce le ho nel computer e quando le avevo scarivate non pensavo di pubblicarle. Se qualcuno si riconosce la foto e gli dispiace di averla vista qua, la tolgo. E l'ultima foto dell'interno della chiesa di San Maurizio dove è sistemato il museo della musica l'avevo scaricata dal sito di Anne "The Churches of Venice", ah si, anche il mascherone l'ho preso in prestito finché non gli faccio una foto mia.
Entrare nella chiesa Santa Maria Formosa comprando il biglietto di 3 euro o con Chorus card (di 9 euro per un anno) e vedere ogni quadro che si possa ammirare dentro leggendo la scheda che danno alla cassa (in italiano, in inglese, in francese e in tedesco)
Ammirare la Madonna della Misericordia datata 1472 di Bartolomeo Vivarini il cui restauro circa 10 anni fa era pagato da due giovani giude che risparmiavano i soldi che avevano guadagato parlando ai turisti ed che ora affascina chi guarda questo trittico dai colori vivi e splendenti
Vedere (e perché no fotografare) quella Madonna col bambino dalle cattenine d'oro tutta ornata. Si ricorda che fino al 1612 questa immagine della Madonna stava sul muro del primo palazzo Dona (numero anagrafico 6121), ai piedi del ponte, nell'edicola lignea che ancora si vede. Questa immagine era venerata e la fede popolare la considerava miracolosa, in seguito venne trasferita nella vicina chiesa Santa Maria Formosa
Accendere la luce della lampadina e vedere l'immagine sacra della Madonna col bambino, un'icona bizantina che secondo la leggenda apparteneva a Sebastiano Venier, il vincitore nella battaglia di Lepanto. In seguito la sua famiglia l'aveva donato alla loro chiesa che è proprio la chiesa di Santa Maria Formosa.
Vedere anche il polittico di Palma il Vecchio raffigurante Santa Barbara tra Santi nella cappella della Scuola dei Bombiardieri e rendersi conto che questa non è Santa Maria Formosa.
Prima o poi capire perchè la chiesa venne chiamata "formosa". Vedondo il lato absidale uno può farsi un'idea diretta ma la chiesa di Santa Maria Formosa fu, secondo la tradizione, una delle prime otto che sorsero nella laguna veneta. Venne fondata dal santo vescovo Magno, al quale apparve la vergine Maria in forma di bellissima matrona (ecco il perché dell'attribuito "formosa"), che gli ordinò di erigere un tempio là dove avesse visto fermarsi una nuvola bianca.
Sapere che la chiesa a pianta di croce greca con due facciate, progettata da Mauro Codussi infatti è la prima chiesa veneziana concepita e tutta realizzata in accordo con gli ideali rinascimentali, nella seconda meta del XV secolo.
Notare l'armonia delle due facciate, quella sansoviniana sul rio con la statua di un capitano di mar che sopra la porta e quella più vasta sul campo, costurite nel 1543 e 1604, a spese della famiglia Cappello.
Rimanere un po' nell'interno della chiesa, danneggiato da una bomba austriaca nel 1906 che è stato ripristinato nella sua immagine codussiana che ripropone l'espansione spazioale bizantina in termini della razionalità rinascimentale.
Ammirare il campanile barocco con la sua cuspide che suggerisce l'idea di una candella acesa e gicciolante.
Cercare il mascherone "custode" del campanile eretto tra 1642 e 1604. Si sa che il campanile di Santa Maria Formosa venne eretto su disegno di Francesco Zucconi, ma non si sa chi abbia proposto questa faccia di "custode" unica nella città lagunare.
Notare bene il mascherone descritto in modo indimenticabile da John Ruskin. Sono curiosa che effetto farà al nostro Signore dei Campanili prima della sua ascensione del Campanile di Santa Maria Formosa e aspetto con ansia il giorno in cui lui realizza la sua salita per veder dal volo d'uccello Campo Santa Maria Formosa.
Trovare la cosidetta Calle del Paradiso e capire perché venne nominata così
Vedere e fotografare gli Archi della Calle del Paradiso - le testate della calle detta "del Paradiso" che sono collegate da due archi gotici decorati da rilievi raffiguranti la Madonna della Misericordia con donatori e stemmi. Bellissimi esempi dell'arte gotica in assoluto!
Vedere i barbacani lignei in questo così ben conservato esempio di edilizia popolare gotica dall'inizio del XV secolo )certamente con rimaneggiamenti successivi)
Andare la sera al concerto in chiesa di Santa Maria Formosa, i concerti sono ogni settimana dal 25 maggio alla fine del settembre, alle 9 di sera lunedì, mercoledì, venerdì e domenica con un concerto per violino e orchestra di J.S.Bach e concerti delle "Quattro Stagioni" di Vivaldi and Opera Singers ogni martidì. Il biglietto costa 25 euro (ci sono prezzi speciali per gruppi). Qui devo dire che la tradizione musicale in Santa Maria Formosa non è di ieri. Durante il XVIII secolo vi suonò come organista Baldassare Caluppi detto il "Buranello", poi maestro di cappella a S.Marco, uno dei massimi esponenti della musica barocca veneziana assieme ad A.Vivaldi, T.Albinoni e B.Marcello.
O andare ad ascolare un concerto nella chiesa San Vidal vicino al Ponte dell'Accademia e Campo Santo Stefano, una chiesa ormai chiusa di culto, che si usa ogni sera per concerti. Anche lì il biglietto costa 25 euro e le quattro stagioni vivaldiane vengono interpretate 3 o 4 volte alla settimana. D'estate la porta non si chiude durante il concerto e chi ci passa può sentire la musica dietro le tende della porta.
Vivaldi interpreto dai virtuosi veneziani si può ascoltare e nella ex chiesa di San Basso di fronte al lato nord della Basilica di San Marco in piazzetta dei Leoni. Il prezzo del biglietto sarà lo stesso, 25 euro
A Venezia si può ascolare un concerto in chiesa in certi occasioni con ingresso libero. Di solito venerdì prima della domenica del Redentore alle ore 20.00 si può ascolare musica sacra veneziana per la Festa del Redentore per voci e strumenti antichi presso la Chiesa del Redentore alla Giudecca. Il ponte votivo viene inagurato il giorno dopo, sabato sera verso le 19, ma il concerto con ingresso libero
Vedere gli strumenti antichi nel museo della musica sistemato nella sconsacrata chiesa di San Maurizio è gratuito. Ci sono dei violini e viole d'epoca barocca in vetrine, ci sono anche delle pagine di note di Vivaldi.
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Due delle foto foto in questo le ho scaricate dal sito dell'orchestra che suona ai conocerti dalle 21.00 nella chiesa di Santa Maria Formosa, Collegium Ducale, altre due degli interni della chiesa Santa Maria Formosa le prese da Wikipedia, non sono mie e le foto dal Calle del Paradiso, quando sono stata a Venezia c'erano delle impalcature e perciò le foto qua le avevo scaricato dalla rete e già non ricordo che era il suo autore, ce le ho nel computer e quando le avevo scarivate non pensavo di pubblicarle. Se qualcuno si riconosce la foto e gli dispiace di averla vista qua, la tolgo. E l'ultima foto dell'interno della chiesa di San Maurizio dove è sistemato il museo della musica l'avevo scaricata dal sito di Anne "The Churches of Venice", ah si, anche il mascherone l'ho preso in prestito finché non gli faccio una foto mia.