петък, 30 юли 2010 г.
Commedia, Atto IV, scena 1 (Love duets a palazzo)
Adesso letteralmente potete vedete com’è stato il primo tocco nella conoscenza del Sig. Bauta e Tabarro e la Cantante che somiglia a Hipazia Teone. Basta cliccare sul link Musica a palazzo ed immaginare Sig. Bauta e Tabarro in abito da sera, senza maschera seduto tra il pubblico in prima fila e la bella bionda cantante che interpretava Violetta. Perché il primo spettacolo al quale lui ha assistito al palazzo Barbarigo Minotto è stato “Traviata”. La Cantante ossia Violetta lo toccò durante lo spettacolo, gli offrì un calice di champagne per la brindisi lirica, Signor Bauta e Tabarro rimase colpito e sentì un batticuore fortissimo. Dopo fare la conoscenza con la Cantante per lui è stato un gioco da bambini...
Palazzo Barbarigo Minotto è quello di intonaco rosa con la colonnina non radrizzata, un particolare che mi faceva sempre sorridere.
Signor Bauta e Tabarro invitò anche il suo amico il Fotografo di venire a vedere la Cantante che somigliava a Hipazia Teone e un lunedì o un venerdì il Fotografo e la Signora Straniera sono andati ad ascoltare Love Duets a Palazzo Barbarigo Minotto. In uno di quegli spettacoli che cominciano ogni sera alle 8.30 e vengono presentanti nelle sale del palazzo per massimo 80 persone. Sig. Bauta e Tabarro certamente aveva un posto in prima fila. Intanto era diventato amico della Cantante e le aveva proposto di cantare per lui quello che le piaceva in un concerto che lui desiderava organizzare per i suoi amici di Venezia...
La Signora Straniera insieva che andassero in gondola al concerto e eccoli con il Fotografo in una gondola di rapresentanza, tutti e due in abito da sera, elegantissimi.
Il Fotografo:
Ami quella persona perché ti piace?
Il suo aspetto fisico potrebbe peggiorare a causa di una malattia o di un incidente... continuerai ad amarla?
La Signora Straniera:
(ride) Lo sai che un giorno ho scritto al mio amore “Sei troppo bello per me, se perdi una mano avvisami” (continua a ridere) e lui mi risposto con un sorriso “E se perdo il caz.o”?
Il Fotografo:
Dirai che uno si ama per il suo carattere per la sua personalità? Le persone cambiano, nulla è più instabile del pensiero umano...
La Signora Straniera:
Sei un filosofo tu!
Il Fotografo:
O ami uno per il suo "io" più profondo? Da tremila anni l'insegnamento del Buddha storico ci illumina sull'insussistenza dell' "io", e da qualche centinaio d'anni anche il pensiero occidentale ha ammesso l'illusione del concetto dell' "io"...
La Signora Straniera:
Ah, dimenticavo, eri un buddista!
Il Fotografo:
La ami per la purezza della sua anima? Ma l'anima è uguale per tutti, é universale; allora perché quella persona piuttosto che quell'altra?
La Signora Straniera:
Ma cosa vuoi dirti? “Questo o quello per me pari sono”...come cantava il Marchese di Mantova “Questa o quella per me pari sono”, lui non si faceva queste domande che ti fai tu! E non dirmi che non descrimini a chi dare il tuo amore e a chi no ;)
Il Fotografo:
Ami quella persona perché ti dona delle emozioni che nessun altro ti da? Tanto vale che firmiate un contratto: "Io sono disposto ad amarti fintantoché tu mi darai quello di cui ho bisogno".
La Signora Staniera:
Non sarebbe male (ride)
Il Fotografo:
In realtà l'amore in sè esiste, esiste eccome... siamo noi esseri umani che siamo troppo egoisti per amare davvero...
La Signora Straniera:
Almeno proviamo (sorride) e più o meno ci riusciamo, no?
Il Fotografo:
sì, è vero, almeno possiamo provarci (sorride anche lui)
La Signora Straniera:
Perché se devo dare una risposta alle tue domande retoriche ti dico che l'amore e il bisogno vanno a bracetto. L'amore esiste finché esiste il bisogno.
Il Fotografo:
Ecco appunto, proprio per questo non sappiamo amare, perché confondiamo l'amore con il bisogno, con il possesso...
La Signora Straniera:
no no, proprio in questo bisogno sta la magia dell'amore (perché l'amore deve essere sempre più o meno reciproco, se ama solo l'uno e l'altro no, non è un'amore è un'illusione o una tragedia). Quindi sento il bisogno che una persona ha di me (lo dico in prima persona per spiegar meglio) ma proprio di me e di nessun'altro e rispondo a questo bisogno che mi emoziona e mi comuove. Capisci, in questo dare e contraccambiare sta l'amore. Ma succede solo se il "bisogno" si sente come unico e profondamente sincero e vero. Se il bisogno non c'è più, finisce anche l'amore.
Il Fotografo:
è proprio a causa di questa visione distorta dell'amore che in giro c'è così tanta infelicità... l'amore, se è vero, non ha bisogno di essere corrisposto, credi che Madre Teresa di Calcutta si aspettasse di essere corrisposta? e Buddha? e Gesù? e come loro esistono e sono esistite tante persone che hanno amato davvero, cioè senza aspettarsi niente in cambio, senza discriminare a chi dare il proprio amore e a chi no...
La Signora Straniera:
ma caro Walter, se si ama senza aver bisogno che l'altro ricambia in un certo modo che ci si accontenta, allora non sarà un amore e una missione o vocazione...i miseri esseri umani non amano come i tuoi eroi Madre Teresa, Buddha e Gesù...loro (io compreso) si aspettano qualcosa in cambio, si aspettano diverse forme di possesso...
Il Fotografo:
Se ti aspetti qualcosa, se nascosto nel sentimento c'è del bisogno, o, peggio, del senso di possesso, ecco che questo non è più amore, ma una dipendenza da qualcosa o da qualcuno, e ogni dipendenza corrisponde ad un anello di una catena che ci trascina verso l'infelicità, o quanto meno lontano dalla libertà... se invece sapessimo amare scevri da ogni bisogno ecco che saremmo molto più vicini alla serenità.
Non si tratta di esser santi, ma solo di essere liberi e se si è liberi si riesce a vivere sentimenti non inquinati.
La Signora Straniera:
Io ti cito Marsilio Ficino, quello che scrive lui sull'amore corriposto e non corrisposto. Ogni volta che due persone vivono un amore corrisposto uno vive nei pensieri dell'altro, tutti e due vivono nei pensieri dell'altro. Ognuno possiede se stesso e l'altro, possede se stesso nei pensieri dell'altro.
Il Fotografo:
è una questione di consapevolezza: se le persone vivessero l'amore nei termini da te spiegati perfettamente consapevoli che non stanno vivendo un vero amore, ma un surrogato molto divertente e temporaneamente appagante, allora sì, sarei d'accordo con la tua visione, ma dato che quasi mai è così...
La Signora Straniera:
poi, caro Walter, quel amore degli eroi che citi, non è amore, è l'imperativo categorico di Kant
Il Fotografo:
no Valeria, quell'amore sarebbe solo la salvezza degli uomini...
Per il dialogo ho usato un testo di Walter "Esiste l'amore?" pubblicato un mese fa nel suo blog Scepsi che aveva provocato i nostri commenti che mi hanno ispirato ad inserire anche questa scena. Mi dispiace solo che nella commedia Signora Straniera non abbia il mio nome e si debba chiamare Valeria e non Emilia :)
ОтговорИзтриване;-)
ОтговорИзтриване