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сряда, 17 август 2011 г.

il libro con la storia di Bianca Cappello

si vendeva esclusivamente abbinato al quotidiano "La Nuova Venezia" (se non l'avete comprato dovrete aspettare la nostra edizione con tutte le note d'autore)

събота, 13 август 2011 г.

cominciarono a leggere alcuni sonetti d'amore

Bianca indossava un abito da casa di un verde chiarissimo che, nonostante l’apparente semplicità, rivelava una certa ricchezza sia nella qualità della stoffa che nella cura dei dettagli. La giovane aveva i capelli raccolti in una lunga treccia fissata con un nastro anch’esso verde e teneva in mano una bugia dorata la cui candela illuminava la sua pelle liscia e chiara come alabastro. Pietro le si avvicinò e, quasi senza pensarci, le sfiorò una gota con il dorso della mano: «Sei bellissima!» sussurrò con sincerità e la ragazza per un attimo si schernì per poi aprirsi in un sorriso civettuolo. «Potremmo leggere qualcosa.» disse indicando un vecchio volume che si trovava su di un tavolo lì vicino prima che Pietro le si potesse avvicinare di più. Il giovane capì subito che non era il caso di insistere e stette al gioco: com’era accaduto tanto tempo prima in casa della vecchia Gritti, cominciarono a leggere alcuni sonetti d’amore, ma per loro in quel momento quei versi assumevano un significato assai più profondo.
Bianca aveva una luce magica negli occhi che rendeva inquieto Pietro: se da una parte aveva voglia di gettare a terra il libro e stringere a sé quella fanciulla eterea, dall’altra sentiva il dovere di trattenersi dal fare cose che avrebbero potuto urtarne la suscettibilità rovinando tutto.
Trascorsero così un paio d’ore fatte di sguardi, di buone letture e di cauti e apparentemente casuali sfioramenti finché la corpulenta figura di Cattina non irruppe a spezzare l’incantesimo.
«È meglio se ora ve ne andate. - disse rivolgendosi a Pietro con aria scaltra - Ho controllato e mi sembra che in strada non ci sia nessuno. Sarà tuttavia bene che stiate attento: non sia mai che qualcuno vi scorga uscire da questa casa a quest’ora!»
«Non temete, Cattina! - rispose Pietro col sorriso astuto di chi la sa lunga, prima di voltarsi a salutare Bianca - E non temere nemmeno tu: nessuno saprà il nostro segreto.»
«Su, dai, muovetevi! Se la signora rientra, è in genere proprio attorno a quest’ora!» insistette la fantesca sottolineando le parole con un leggero quanto eloquente battito di mani.
«Vado, vado! Buonanotte, Bianca!» disse Pietro alzando le mani in segno di resa e avviandosi verso la porta.
La ragazza pareva frastornata, quasi incapace di rispondere. Poi, d’un tratto, con una breve corsa lo raggiunse e, con suo sommo stupore, gli diede un fugace bacio sulla guancia prima di scomparire nel buio corridoio. Cattina non commentò, ma i suoi occhi astuti erano assai eloquenti.

da "La pericolosa e incredibile fuga di Bianca Cappello" scritta da Paolo Mameli


Bianca Cappello effigiata d'autore Paolo Mameli con la penna elettronica che lui sa usar bene

in casa Cappello (la storia di Bianca Cappello continua)

Ed ora era lì, al balcone, a rimirare la luna e pensare a come poteva venirne a capo senza combinare un disastro. In realtà Bianca, per mezzo di Cattina, continuava a fargli pervenire lettere un paio di volte al giorno, ma Pietro aveva la netta sensazione che ciò non potesse bastare.
La soluzione arrivò tanto imprevista, quanto gradita proprio il giorno successivo. Verso sera, mentre stava rincasando, vide avvicinarsi Cattina che, dopo lunghi preamboli, finte esitazioni e ammiccamenti complici, gli disse che avrebbe fatto in modo che si potesse incontrare con Bianca proprio in casa Cappello: il padre, infatti era fuori Venezia per affari, e non sarebbe rientrato per alcuni giorni mentre madonna Elena[4]  passava praticamente tutta la giornata – e talvolta anche la notte – al capezzale di una vecchia amica che si era infermata e richiedeva il suo conforto[5] .
La notizia pareva troppo bella per essere vera, ma quando col calare del buio fu introdotto di nascosto al cospetto di Bianca, si rese conto che stavano concretizzandosi le sue più lontane aspettative.
La vecchia Cattina lo condusse in una sala con le finestre che davano sul il rio, in modo che nessuno potesse inavvertitamente vederli, salvo qualche sparuto barcaiolo che, però, difficilmente passava da quelle parti a quell’ora di notte.
«Ora ho da fare!» aveva annunciato con fare solenne, lanciando ai due un’occhiata complice e allo stesso tempo ammonitrice prima di ritirarsi nella vicina cucina.

da "La pericolosa e incredibile fuga di Bianca Cappello" scritta da Paolo Mameli 

 [4]Elena Grimani, la matrigna, sorella del Patriarca di Aquileia
 [5]Episodio riportato nelle memorie di Bianca Cappello
(note d'autore Paolo Mameli)


Palazzo Cappello sullo sfondo dietro il "ponte storto" sopra il "rio de le Becarie" (foto di Giandri scaricata dal suo sito http://giandri.altervista.org/0400/001BiancaCappello.html

петък, 12 август 2011 г.

In chiesa di Sant'Aponal (continua la storia di Bianca Cappello)

La chiesa di Sant’Aponal, col buio delle sue volte, poi, aveva fatto il resto: la grassa fantesca per l’occasione rinunciava al ruolo di chioccia protettiva lasciando dapprima che Bianca lo salutasse e, in seguito, che scambiasse con lui qualche parola. Ben presto, anche grazie a qualche piccolo regalo, l’amabile conversazione con la ricca ragazza cominciava e finiva con l’inizio e la fine della funzione.

Bianca era allegra e simpatica, anche se talvolta sembrava di un’ingenuità disarmante; benché vivesse in una gabbia dorata, non vedeva l’ora di parlare liberamente con qualcuno, specie se questo qualcuno era un bel giovane, gentile e di ottima famiglia. Passare dalla semplice conoscenza all’amicizia e da questa a qualcosa di più profondo era stato facile. Ben diverso sarebbe stato l’approccio con il padre, burbero e villano che, nelle poche occasioni in cui avevano avuto modo d’incontrarsi, non lo aveva degnato di uno sguardo.

«Perché non ti fai preparare una lettera da tuo padre, nella quale invita il mio a concedermi in sposa?» aveva detto un bel giorno Bianca mentre il resto della chiesa intonava un inno. Pietro sapeva che un fatto del genere avrebbe potuto aprire ogni porta: dopotutto Bartolomeo Cappello era un cliente importante del banco[3] , e di certo non avrebbe esitato ad unire la sua famiglia con un’altra illustre come quella dei Salviati. Il problema di Pietro, però, era che tra i suoi parenti di Salviati non ce n’era proprio nessuno.

«Vedrò cosa posso fare.» le aveva risposto con aria fiduciosa, ben sapendo che una richiesta simile era in realtà impossibile.

Gli incontri continuarono e, a mano a mano che passava il tempo, il legame tra i due pareva cementarsi: Bianca contava il tempo che la separava dalla messa e Pietro, con l’aiuto di Cattina, si faceva sempre più audace.

E intanto le voci cominciarono a serpeggiare.

«Forse sarebbe meglio che non continuassimo così: qualcuno potrebbe raccontare chissacché a mio padre e non oso pensare a come potrebbe reagire!» si era poi confidata Bianca alla fantesca, rivelando un’inaspettata maturità; quest’ultima, dicendosi d’accordo, alla prima occasione l’aveva riferito a Pietro.

La notizia era stata per lui come la nuvola nera che preavvisa la tempesta: se non avessero potuto più frequentarsi, c’era il serio rischio che la passione si raffreddasse e con essa se ne andassero le speranze di far sua la nobile Cappello. Urgeva trovare una soluzione.

 [3]Bartolomeo Cappello usava spesso la mediazione del Banco Salviati, proprio di fronte a casa sua, per i suoi affari. (nota d'autore Paolo Mameli)

da "La pericolosa e incredibile fuga di Bianca Cappello" scritta da Paolo Mameli 


La chiesa di Sant’Apollinare fu edificata nel XI secolo da una famiglia di Ravenna.  Ha subito nel corso dei secoli qualche restauro e nel 1810 fu privata di ogni sua opera e poi fu riaperta nel 1851. La facciata è in stile gotico veneziano e l'ornamento scultoreo è attribuibile allo scultore Antonio Rizzo. L’interno è ad una unica navata e l’opera più importante è il Martirio di Sant’Apollinare di Lattanzio Querela. Attualmente la chiesa è sconsacrata e chiusa.
(Photocredit: Wikipedia)

Paolo Mameli, nella sua guida "Passeggiando per... Rialto" spiega che la chiesa di Sant'Aponal fu ricostruita interamente nel XV sec. in forme gotiche. Nel 1594 subì ulteriori interventi. Nel 1929 subì un profondo restauro, che tra l'altro, inserì nella facciata sia la croce scultorea trecentesca che i rilievi con Cristo e santi del primo XIV sec. portati qui da altro luogo. Anche il portale è di recente fattura (1943). 

четвъртък, 11 август 2011 г.

la continuazione de "La pericolosa e incredibile fuga di Bianca Cappello"

Particolare della veduta prospettica "a volo d'uccello" di Venezia come appariva nel 1500 incisa su legno da Jacopo de' Barbari.
Al centro si nota il "ponte storto" in legno che attraversa con un angolo ottuso (frutto dell'incontro di due campate orizzontali) il "rio de le Becarie"

il racconto di Paolo Mameli "La pericolosa e incredibile fuga di Bianca Cappello" 
continua così: 

Sì, era stato bravo: per arrivare alla ragazza era passato per la fantesca. Cattina, così si chiamava, non avrebbe potuto fare altro: se qualcuno l’avesse vista per la prima volta avrebbe detto “Questa è una fantesca!”. Aveva un corpo massiccio ed un viso tondo e rubizzo da fantesca e, quando camminava, procedeva dondolando come se stesse su di una barca. Anche la voce era una voce da fantesca: bassa e quasi rauca mentre parlava, acuta quando chiamava o rideva. E, come tutte le fantesche, dava l’impressione di essere continuamente sospettosa, ma a Pietro fu subito chiaro che si sarebbe potuta facilmente circuire; per questo, quando non doveva lavorare al banco o se usciva in città per qualche missione, Pietro aveva cercato di seguirla, soprattutto se si recava a fare compere nel mercato di Rialto. Casualmente, con quelle casualità accuratamente preparate, regolarmente finiva con l’incrociarla per strada: «Buongiorno, Cattina. Andiamo a far spese?»

«Sì: oggi è giorno di pesce!»

«Allora buona giornata… e buon appetito! E porga i miei saluti a Madonna Bianca!»

E così, dapprima solo con qualche convenevole, poi con qualche chiacchiera in più, era riuscito a diventarle simpatico; quando poi le fece pervenire uno squisito panpepato che suo zio gli aveva procurato da un amico senese, se la fece definitivamente amica. Per lei ormai era “il gentiluomo fiorentino”[2] .






 [2] Bianca Cappello nelle sue memorie dice infatti che Cattina lo chiamava “il gentiluomo fiorentino”
 (nota d'autore Paolo Mameli) 


La lapide che ricorda l'interramento di tre rii e l'abbattimento di tre ponti attorno «...AL PALAZZO CHE FU GIA DI BIANCA CAPPELLO...» negli anni 1844-45.


Immagini e commenti presi dal sito del gentilissimo Sig. Giandri (grazie a cui ho conosciuto e ho scoperto come scrittore Paolo Mameli) http://home.giandri.altervista.org/0400/001BiancaCappello.html

un altro brano del racconto per Bianca Cappello e Rio terà S.Aponal

Bianca Cappello, disegno d'autore Paolo Mameli

Non si era mai considerato un fedele devoto, anche se provava una tremenda paura dell’inferno, e in genere seguiva le funzioni religiose solo saltuariamente, ma da quel momento aveva iniziato ad assistere regolarmente a tutte le messe domenicali in quel di Sant’Aponal, come usavano chiamare la chiesa di Sant’Apollinare in quella bislacca città. E sistematicamente la vedeva comparire,  sempre con abiti bellissimi e l’inseparabile fantesca accanto. Il padre presenziava di rado, sempre in giro per la città o nei dintorni per curare i propri affari.

Mentre continuava a guardare il riflesso della luna, a Pietro ritornò in mente la sera di Natale dell’anno prima quando, illuminata dalle tremule luci di centinaia di candele, era entrata in chiesa assieme al genitore e alla matrigna vestita di un abito chiarissimo i cui ricami d’oro rilucevano ad ogni passo; sulla nuca portava i capelli raccolti in un’elegante crocchia che pareva anch'essa di oro fino. Un sottile filo di perle le adornava la fronte, candida e pura come lo zibellino che foderava la lunga sopravveste color del cielo.
Bartolomeo Cappello non l’aveva degnato di uno sguardo, tutto intento a salutare altri nobili veneziani che l’avevano preceduto, mentre la matrigna pareva che fosse venuta lì solo per farsi ammirare. Bianca, però, l’aveva subito notato ed al suo saluto gli aveva risposto con un sorriso: per un momento Pietro non aveva più visto in lei la ricchissima dote ma solo la ragazza dei suoi sogni.
 
da "La pericolosa e incredibile fuga di Bianca Cappello" di Paolo Mameli

Rio terà S.Aponal - frutto di un rio interrato (foto di Paolo Mameli)

сряда, 10 август 2011 г.

la continuazione del racconto (specialmente per Anne)

Fin dal primo momento che si erano incontrati aveva capito che anche lui le piaceva: anche se avevano solo parlato di arte e di poesia, glielo aveva letto negli occhi.

«I Cappello sono ricchissimi - gli aveva confidato una sera Alvise, un suo coetaneo col quale andava a far bisboccia in giro per osterie, che sapeva tutto di tutti - e, da quel che ne so, la giovane Bianca ha una dote di ben seimila ducati che nessuno può toccare. Sembra gliel’abbia lasciata sua madre prima di morire, pace all’anima sua!»

«Non dirmi…»

«Ma non è un bocconcino per te! Suo padre Bartolomeo se la tiene ben stretta, come la più preziosa delle sue gioie, in attesa di trovarle un buon partito.»

«Beh, io potrei essere un buon partito: so vestirmi bene, sono elegante e figlio di banchieri!»

Alvise l’aveva squadrato per un po’ prima di scoppiare in una risata grassa: «Se tu sei figlio di banchieri, allora mio padre è il Doge! Ma se bari a carte per pagarti i vestiti!»

«Beh, questo lo sai tu. …ma non loro!» aveva risposto Pietro senza scomporsi prima di affondare il naso tra la schiuma del grande boccale di birra che un oste grasso e lercio gli aveva appena portato.

E, in effetti, Bianca ci aveva creduto.

Poi era sopravvenuta la morte dell’illustre gottoso e le riunioni di studio si erano interrotte, ma Pietro non si era per questo arreso.

da "La pericolosa e incredibile fuga di Bianca Cappello" di Paolo Mameli  


 l'abitazione di messer Pietro (foto e commenti d'autore - il gentilissimo scrittore Paolo Mameli):

L'abitazione di messer Pietro è abbastanza chiara: si trova proprio al di là del rio, di fronte a Palazzo Cappello. È un edificio pesantemente rifatto nel '700, ma mantiene tutto un lato d'impronta chiaramente gotica. Anche il Banco Salviati, dove lavorava, è facilmente visibile, caratterizzato dal lunghissimo e splendido sotoportego. All'epoca di Bianca avevano da poco realizzato il ponte che, proprio per la conformazione morfologica dell'area, era posto di traverso tanto che ancor oggi si chiama Ponte Storto.

 calle frutto di un rio interrato
il sottoportego Salviati

Ponte storto nella letteratura

La brezza della sera che increspava le acque del rio frangeva il riflesso della luna in un magico gioco di luci. Un riflesso che a Pietro ricordava quello dei capelli della giovane ragazza che abitava nel palazzo di fronte.

Si chiamava Bianca. Bianca Cappello.

L’aveva subito notata quando, tempo prima, si era trasferito a Venezia dalla sua Firenze: non appena era giunto in quella città cosi strana e magnifica, dai mille canali pieni d’imbarcazioni d’ogni genere ma anche con strette strade nelle quali si poteva andare a cavallo, si era reso conto che lì avrebbe dovuto trovare il suo avvenire e la sua fortuna. Il bell’aspetto non gli mancava, come pure le conoscenze: suo padre che lavorava per i celebri banchieri Salviati era riuscito a farlo giungere in città assieme a uno zio per occuparsi dei conti presso una filiale del banco e, una volta in città, era riuscito a stringere amicizia col pittore Cesare Vecellio e il dottissimo Pierio Valeriano Bolzanio che era sceso dalle sue montagne bellunesi per evitare i rigori dell’inverno che avrebbero tormentato ancora di più la sua gotta. Ed era stato proprio grazie a quelle amicizie[1]  che l’aveva conosciuta: la vecchia Gritti, che Iddio la benedica!, aveva organizzato nel suo palazzo degli incontri di studio guidati dall’anziano gottoso ai quali partecipava anche quella giovane ragazza dai tratti eleganti e gli occhi che incantavano. Quello che però lo aveva stupito era che si trattava proprio della ragazza che abitava nel palazzo opposto alla casa in cui viveva e che aveva visto più di una volta uscire accompagnata dall’anziana fantesca per recarsi in chiesa.


 [1]Pietro era stato introdotto in questo piccolo circolo dal Vasari 
 ( nota d'autore)

L'inzio del racconto di Paolo Mameli "La pericolosa e incredibile fuga di Bianca Cappello"


testo e foto di Paolo Mameli

Palazzo Cappello (sulla destra), il "ponte storto" e, al di là, l'edificio in cui probabilmente abitava Pietro. È stato pesantemente rimaneggiato nel XVIII secolo, ma la fiancata destra prospiciente il rio ha ancora le finestre gotiche. La calle che si vede è un rio-terà (rio interrato) e quindi ai tempi di Pietro era un rio.