Questo è l'angolo più solenne dove si incontrano il marmo e il mattone a Venezia. C'è anche l'arcangelo Raffaele ad ornarlo collocato un po' sopra il gruppo raffigurante il Noè con i figli.
Non pensavo quale era il nome di questo arcangelo, ma ne ho letto nel libro di Franco Filippi "Anche questa è Venezia" che leggo da quando sono tornata con diletto.
Ecco che cosa scrive l'amico editore e libraio Franco Filippi a pagina 210 del suo libro, una dichiarazione d'amore a Venezia:
"Raffaele è un altro arcangelo, la tradizione letterale dall'ebraico è: Dio ha guarito. Ovvero colui che dà vista intesa come percezione della divinità.
Secondo il racconto biblico l'arcangelo si presenta a Tobia sotto nome di Azaria per curarlo e guidarlo.
Il suo emblema per riconoscerlo dagli altri arcangeli è una sacca contenente delle medicine, in questa raffigurazione sostiene con la mano sinistra un bastone da viaggio, agrappato fiduciosamente con una mano alle sue vesti Tibiolo che con l'altra mantiene un pesce.
Su indicazione dell'arcangelo ne tratterà il fegato e il cuore per creare l'inguento che ridarà la vista al parde Tobia."
Nel cartiglio: Efice q-so fretu Raphael reverende quietum (chiedo o venerando Raffaele di rendere calmo il mare)
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