Tony Cragg, Visible Man, 2009, Glass stress, 6th june>22nd november 2009, Palazzo Cavalli Franchetti ossia Istituto Veneto di Arte, Lettere e Scienze
dal fluire alla stabilità
Un progetto espressamente concepito per gli spazi di Ca’ Pesaro da uno dei protagonisti della scultura britannica (e non solo) dei nostri anni, Tony Cragg (Liverpool, 1949).
In un percorso che si snoda lungo i tre piani di Ca’ Pesaro - corte esterna, androne, salette al piano terra, scalone monumentale, secondo piano e facciata sul Canal Grande - la mostra presenta una quarantina di opere in vetro, bronzo, acciaio, plastica, legno, pietra, ma anche venti tra disegni, bozzetti preparatori e acquerelli, realizzati in un trentennio di attività, dagli anni ’80 a oggi, quasi tutte mai esposte prima d’ora in Italia.
Si tratta di opere che documentano perfettamente la versatilità dei linguaggi e dei prodotti del suo lavoro e che stabiliscono, per di più, uno stringente confronto con gli spazi e i lavori permanentemente esposti in Museo.
La mostra, a cura di Silvio Fuso e Jon Wood, è una coproduzione tra la Fondazione Musei Civici di Venezia e KunstMeran/Merano Arte (ove, a cura di Valerio Dehò, si sposterà in parte dal 5 febbraio al 28 maggio 2011) e si realizza in collaborazione con Galleria Michela Rizzo e Caterina Tognon Arte Contemporanea, Venezia.
Tony Cragg, Construction, 2007, acciaio inox
Courtesy dell'artista and Misei civici veneziani
Dopo una prima fase (anni Settanta), in cui accosta frammenti colorati di detriti urbani in inedite composizioni a metà fra collage e scultura, Tony Cragg si muove via via verso opere più imponenti, in cui il minimalismo si fa monumentale, con gli immensi blocchi di legno, ferro, bronzo e fibra di vetro. Suo interesse fondamentale diventa “la creazione di oggetti e di immagini che non esistono nel mondo naturale o funzionale ma che possano riflettere e trasmettere informazioni e sensazioni sul mondo e sulla [sua] stessa esistenza” (Tony Cragg, 1985). Per tutto ciò fondamentale risulta non solo la scelta dell’elemento costitutivo ma anche la sua elaborazione in forme capaci di evolversi e trasformarsi. Il “maniacale” interesse di Cragg per il potenziale moto dei corpi lo spinge, quasi scientificamente, a cercare, studiare ed esporre tutte le possibili mutazioni di una struttura primaria. Tutto accade comunque dentro l’universo della poetica del fare. Non forme chiuse ma “aperture” in cui prevale l’idea di confronto con lo spazio e del rapporto tra oggetti, materiali e immagini. Tony Cragg, dichiaratamente laico e “materialista”, o forse proprio per questo, compie un’operazione estetico-filosofica in cui l’arte ha il compito di far emergere una profonda spiritualità fisica e plastica, in “alternativa all’osservazione della natura” e “alla percezione dell’ottusa nostra realtà, soggetta solo alle leggi dell’utile” (Tony Cragg, 2005).
Fonte: Musei Civici veneziani
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