Ed ora era lì, al balcone, a rimirare la luna e pensare a come poteva venirne a capo senza combinare un disastro. In realtà Bianca, per mezzo di Cattina, continuava a fargli pervenire lettere un paio di volte al giorno, ma Pietro aveva la netta sensazione che ciò non potesse bastare.
La soluzione arrivò tanto imprevista, quanto gradita proprio il giorno successivo. Verso sera, mentre stava rincasando, vide avvicinarsi Cattina che, dopo lunghi preamboli, finte esitazioni e ammiccamenti complici, gli disse che avrebbe fatto in modo che si potesse incontrare con Bianca proprio in casa Cappello: il padre, infatti era fuori Venezia per affari, e non sarebbe rientrato per alcuni giorni mentre madonna Elena[4] passava praticamente tutta la giornata – e talvolta anche la notte – al capezzale di una vecchia amica che si era infermata e richiedeva il suo conforto[5].
La notizia pareva troppo bella per essere vera, ma quando col calare del buio fu introdotto di nascosto al cospetto di Bianca, si rese conto che stavano concretizzandosi le sue più lontane aspettative.
La vecchia Cattina lo condusse in una sala con le finestre che davano sul il rio, in modo che nessuno potesse inavvertitamente vederli, salvo qualche sparuto barcaiolo che, però, difficilmente passava da quelle parti a quell’ora di notte.
«Ora ho da fare!» aveva annunciato con fare solenne, lanciando ai due un’occhiata complice e allo stesso tempo ammonitrice prima di ritirarsi nella vicina cucina.
da "La pericolosa e incredibile fuga di Bianca Cappello" scritta da Paolo Mameli
Palazzo Cappello sullo sfondo dietro il "ponte storto" sopra il "rio de le Becarie" (foto di Giandri scaricata dal suo sito http://giandri.altervista.org/0400/001BiancaCappello.html
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