Sulla tardogotica facciata in mattoni della chiesa di San Giovanni in Bragora una lapide ricorda che nel 1678 fu qui battezzato Antonio Vivaldi. Una primitiva chiesa esisteva qui dell'VIII secolo che poi fu ricostruita nel sec. IX quando vi furono portate dall'Oriente le presunte reliquie di S. Giovanni Battista, e ancora nel 1178. La struttura attuale risale alla riedificazione avvenuta tra 1475 e 1505.
Situato ai margini dei soliti percorsi pedonali, questo campo è il mio preferito, ma l'unica volta quando sono seduta lì era l'ultima volta per riposare un minuto (mi ero già consumato i piedi nella mattinata dalle 7 e un quarto), era un pomeriggio bello in cui dovevo sbrigare per prendere la valigia pronta dall'alloggio per lasciare Venezia per un'altra volta. E mi son seduta accanto due persone in una panchina e volevo rimanere lì ancora almeno dieci minuto, nessun'altro di quella gente in campo quel pomeriggio doveva andarsene. Però ero piena di ciò che avevo visto, condiviso e vissuto quei cinque giorni. Ho fatto solo qualche foto e poi mi son alzata.
Il campo infatti ha tre nomi: Campo San Giovanni in Bragora (dalla chiesa), Campo della Bragora (dal storico toponimo) e Campo Bandiera e Moro (che è il suo nome commemorativo). Centro di un nucleo di formazione predogale, di cui il toponimo storico che deriva forse dal greco agorà (piazza). Poi è stato dedicato ai patrioti fratelli Attilio ed Emilio Bandiera e Domenico Moro, fucilati dai Borboni in Calabria nel 1844. Sul prospetto del vicino seicentesco palazzo Soderini (nn.3610-12) una lapide ricorda che qui nacquero i patrioti fratelli Bandiera.
Il fronte nord del campo della Bragora è dominato dal prospetto gotico del palazzo Gritti, poi Morosini e Badoer, adesso hotel La Residenza (d'epoca). E' un palazzo con ampia facciata splendidamente decorata, della fine del XIV secolo, con una pentafora ricca di marmi policromi (che guardava Corto Maltese quella sera quando l'ho incontrato in questo campo) e ampie campiture murarie rivestite di affreschi. Mi piacerebbe tra qualche anno alloggiare in questo palazzo per due notti.
Un giorno mi piacerebbe rimanere qui sulla panchina tutto il pomeriggio per vedere quante persone entreranno in Calle della Morte e quante ne usiranno. Non è senza uscita quella calle, porta alla salizada S. Antonin e ci abitano due fratelli Pavoni che possiedono anche un grande giardino privato.
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