lì dietro il vetro protettivo, i suoi rilievi fanno il pubblico dei bambini che giocano a calcio in Campo Santi Giovanni e Paolo
Dove vedere le sue opere scultoree?
Comincio con i due rilievi sulla facciata della Scuola Grande di San Marco
Parte dell'ornamentazione scultorea della facciata della Scuola Grande di San Marco gli viene attribuita in collaborazione col padre e col fratello Antonio. Suoi sono bassorilievi con il Battesimo e la Guarigione di Aniano
E poi dove si possono vedere i suoi rilievi?
I. Nelle chiese di Venezia
Chiesa di San Giobbe, sestiere di Canareggio
Nell'intradosso di uno dei pilastri reggenti l'arco trionfale scolpì un tondo in rilievo con l'effige di San Marco (forse il suo esordio veneziano) verso il 1477 lavorando insieme a suo padre Pietro e il fratello Antonio
Chiesa di Santa Maria dei Miracoli, sestiere di Canareggio
realizzata sul progetto di suo padre Pietro, tra il 1481 e il 1489 lavora con il padre e il fratello già si avverte il segno di una acquisita maturità artistica nei rilievi alla base dell'arco che immette nel presbiterio. Dicono che le sirene alate sui pilastri siano opera sua. Alcuni storici dell’arte ritengono anche che il thiasos marino, derivato da sarcofagi romani, rivestito di corazza, nella lastra rivolta alla navata posteriore, sia il suo ritratto. Le quattro piccole statue a tutto tondo che ornano la balaustra della parte rialzzata possono essere scolpite sia da lui che dal fratello Antonio.
Alcuni tondi nell’alto particolarmente quelli con l’effige di San Marco e di San Luca possono essere attribuiti a Tullio.
Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, sestiere di Castello
dal 1476 al 1481 realizzò col padre e il fratello il Monumento funebre al doge Pietro Mocenigo, morto 1476, un sepolcro disegnato dal padre Pietro e realizzato nella controfacciata della chiesa.
Nella stessa Basilica dei Santi Giovanni e Paolo realizzò col fratello Antonio tra il 1500 e il 1522 sulla facciata interna a destra di chi guarda, il monumento funebre al doge Giovanni Mocenigo collocato vicino a quello del fratello Pietro. A Tullio sono attribuiti il rilievo con il Battesimo di Aniano nel basamento a destra e la Virtù nelle nicchia sinistra. Le due statue nelle nicchie rappresentano La Prudenza e la Temperanza, due dalle Vurtù cardinali. Sul basamento, nel riquadro a sinistra sta il bassorilievo con la scena del Battesimo di Cristo nel cui sfondo appaiono su una rupe tre angeli e le torri di Gerusalemme e nel riquadro a destra la scena del Battesimo di sant’Aniano, della moglie e del figlio ad opera di san Marco Evangelista. Nel mezzo dei due riquadri si ergono due angeli che reggono l'iscrizione. Il rilievo attribuito di Tullio è quello che rappresenta la scena con il battesimo della famiglia di sant’Aniano.
Nel presbiterio della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo ora è collocato il Monumento funebre al doge Andrea Vendramin, da lui realizzato col fratello Antonio dal 1493 al 1499, e qui trasportato nel 1817 dalla chiesa di Santa Maria dei Servi, demolita nel 1815. In questa tomba Tullio lavorò indipendentemente dal padre Pietro: le decorazioni si fecero meno esuberanti, dando all'architettura un carattere più classico, confermato anche dai tondi sopra le arcate, che rievocano quelli dell'Arco di Costantino a Roma, e dalle statue di Armati delle nicchie laterali.
Il sarcofago posto nella nicchia di vaste dimensioni è circondato dalle tre Virtù teologali e dalle quattro Virtù cardinali in fogge classiche; il doge, disteso sopra la bara con le mani incrociate sul petto, è custodito da tre geni che reggono le torce spente; gli assi laterali ospitano due statue di Guerrieri con armature romane, opera di Lorenzo Bregno proveniente dalla demolita chiesa vicina di Santa Marina, che hanno sostituito le statue di Adamo (firmato da Tullio) e d'Eva, poiché ritenute inadatte, per la loro nudità.
Ora Adamo è conservato nel Metropolitan Museum of Art, a New York, nel 2002 dopo aver caduto per terra è stato danneggiato e poi è stato reustraurato. La statua di Eva credo fosse persa, ma la statua marmorea di Adamo, firmata da Tullio Lombardo entra in competizione in questione quale è la prima statua nuda nell’arte del Rinascimento dopo la classicità. L’altra opera che prentende il titolo è David di Michelangelo, ma prima di operare con le datazioni dobbiamo ricordare è il primo nudo dopo l’antichità è un Ercole in qualità di Virtù (La Fortezza) che Nicola Pisano scolpì sul pulpite del Battistero di Pisa tra il 1255 e il 1260 e poi anche il suo figlio Giovanni Pisano ne scolpì un altro nudo Ercole sempre a rapressentare la Fortezza sul pulpito nella Cattedrale di Pisa nei primi anni del Trecento, ma quei nudi Ercoli o “Fortezze” appartengono alla scultura gotica e non entrano nella competizione del primo nudo a tutto tondo in marmo del Rinascimento. Michelangelo scolpì il suo David tra il 1501 e il 1504 e se Tullio Romano lavorava sul monumento funebre del doge Vendramin dal 1493 al 1499 diventa chiaro qual è il primo nudo in marmo del Rinascimento. Ma Michelangelo scolpì nel 1496-97 un altro nudo in marmo, il suo Bacco, un bel giovane e anche quel suo Bacco giovanile possa pretendere di essere il primo nudo del Rinascimento dopo i secoli della classicità. Forse non importa chi fu il primo, chi il secondo, si tratta di tendenza e l’arte non è una gara.
Altra cosa interessante è che i Paggi reggiscudo del coronamento, furono venduti nel 1841 ai Musei statali di Berlino e, danneggiati, ora stanno nei depositi. Nella decorazione a medaglioni (ispirata dai medaglioni nell’arco di Costantino a Roma) appare la figura biblica di Giuditta, la dea pagana Minerva, animali marini e putti, Perseo e Medusa, Ercole, Deianira e il centauro Nesso. Ai lati estremi del basamento sono scolpiti gli stemmi Vendramin. L'arco, internamente scolpito a fioroni, ha due medaglioni con teste ispirate al gusto classico romano ed è sormontato da due surene sostenenti un medaglione col Ritratto di un fanciullo.
Chiesa di San Martino, sestiere di Castello
Nella chiesa di San Martino, nel presbiterio, in fondo al braccio sinistro della croce greca, suoi sono i quattro Angeli inginocchiati reggenti la vasca battesimale ricavata dalla mensa di un altarino lombardesco con nel dossale le statue di San Pietro e di San Giovanni Battista.
Tullio Lombardo realizzò questo “altarino”, piccolo altare negli anni 1484-1485 per la chiesa di Santo Sepolcro di Gerusalemme, fondata nel secolo XV sulla riva degli Schiavoni, vicino alla casa dove aveva risieduto il Petrarca. Quando la chiesa fu demolita l’altarino fu trasferito in parte nella cihesa di San Martino di Castello e ora viene usato come battistero.
Chiesa di San Francesco della Vigna, sestiere di Castello
Nella cappella Badoer-Giustiniani detta "dei Profeti" per le sculture di Pietro Lombardo che li raffigurano, ci sono anche i quattro Evangelisti del 1500, assegnati a Tullio in collaborazione col fratello Antonio.
Chiesa di San Lio, sestiere di Castello
Notevole la sua ancona marmorea con la Deposizione, nella chiesa di San Lio all'altare della Cappella Gussoni, a destra del presbiterio che conserva le raffinate decorazioni rinascimentali di Pietro Lombardo e aiuti.
Basilica di San Marco, sestiere di San Marco
Nella Basilica di San Marco è ricordato pure per essere l'artefice dell'altare nella Cappella del cardinale Giovanni Battista Zen (nipote di papa Paolo II e perciò sepolto nella Basilica di San Marco dopo aver lasciato il suo patrimonio alla Repubbica con la condizione di essere sepolto in Basiliica), con la celebre scultura della Madonna col Bambino detta "della scarpa d'oro". Il suo sepolcro cinquecentesco si trova al centro della cappella Zen il cui accesso e sulla parete opposta all’altare nel Battistero di San Marco. Infatti la capella funeraria del cardinale Zen viene realizzata nel XVI secolo ed è situata nell’angolo sud-occidentale della chiesa.
Chiesa di Santo Stefano, sestiere di San Marco
Tullio Lombardo partecipa col padre alla decorazione marmorea dell'antico recinto del coro della chiesa di Santo Stefano, ornato di statue nelle nicchie e sopra la trabeazione, iniziato da Antonio Gambello detto Camelio e terminato dai Lombardo. Lì gli viene attribuito un busto di un giovane santo dai capelli lunghi, molto bello e tenero.
Chiesa di San Giovanni Grisostomo, sestiere di Canareggio
All'altare della cappella del braccio sinistro del transetto è conservata una sua pala marmorea del 1502 raffigurante l'Incoronazione della Vergine Maria e Apostoli (delicata e sensibile la figura della Madonna, molto belli anche gli apostoli) commissionata dalla famiglia Bernabò de Catenariis da Montepulciano.
Nel 1501 ricevette l'incarico per un secondo rilievo raffigurante la Morte di sant'Antonio, mai realizzato.
Chiesa di Santi Apostoli, sesitiere di Canareggio
Nella Cappella Cornèr, elegante costruzione lombardesca, alla parete destra Tullio Lombardo realizzò verso il 1511 la Tomba di Marco Corner e nella cappella a destra della maggiore, un mezzo busto in bassorilievo con la figura di San Sebastiano
Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, sestiere di San Polo
Nella facciata interna, con aiuti, realizzò verso il 1530 il Monumento funebre di Pietro Bernardo, ornato da finissime decorazioni, piuttosto disorganico, sormontato dal gruppo statuario di San Pietro che presenta a Cristo il defunto e nella sagrestia il Tabernacolo della reliquia del Sangue di Cristo, squisita opera marmorea del secolo XV: la portella in bronzo del ciborio, con il bassorilievo di Santa Maria Maddalena, è inquadrata in una finta prospettiva architettonica, a sua volta incorniciata da finissimi rilievi floreali; ai lati San Francesco d'Assisi e San Giovanni Battista, mirabili statuine a lui attribuite, sovrastate dall'altorilievo con Cristo sorretto da due angeli.
II. Nelle raccolte di opere artistiche che una volta erano di grandi collezionisti e nei musei veneziani
Il mirabile altorilievo col Doppio ritratto di giovani in marmo di Carrara (preferito in assoluto anche da Michelangelo) faceva parte della collezione di Giorgio Franchetti ed ora è conservato a Venezia alla Galleria Giorgio Franchetti nella Ca' d'Oro. Acuni storici dicono che questo doppio ritratto sia caratterizzato da una evidente imitazione della statuaria classica romana. Altri dicono che sia un autoritratto dello scultore insieme alla moglie dal seno scoperto (solo perché somiglia di una delle fugure scolpite da Tullio nel monumento funebre del doge Vendramin, eh, speriamo che non si confondessero con i guerrieri di Lorenzo Bregno, sostituiti Adamo e Eva di Tullio Lombardo tolti per la loro nudità). Terzi dicono che l’esperessione della giovane coppia abbia qualcosa di misterioso che si nasconde nei quadri di Giorgione. Io questo rilievo non l’ho visto perché a luglio è stato a Washingtone in una mostra dedicata a Tullio Lombardo, ma lo vedo senz’altro la prossima quando sarà tornato nella Ca d’Oro.
Nel palazzo del Seminario Patriarcale, costruito da Baldassare Longhena nel 1671 c’è una raccolta di pitture e sculture provenenti dalle istituzioni religiose sopprese dal governo napoleonico alla quale si affianca la Pinacoteca Manfrediniana, lascito testamentario del marchese Federico Manfredini (1743- 1829). Tra le sculture ci sono i due rilievi rinascimentali di Tullio Lombardo Madonna e la Maddalena e Padre Eterno e lo Spirito Santo nella cappella della SS. Trinità al piano terreno.
Questa cappella detta anche l’Oratorio della Santissima Trinità si trova nel cortile del Seminario. A destra è il rilievo Dio Padre e lo Spirito Santo, proveniente dalla demolita chiesa di Sant'Andrea della Certosa o di Lido, notevole edificio eretto in base al contratto del 19 aprile 1490 da Pietro Lombardo; a sinistra la Madonna e la Maddalena, ai lati di un tabernacolo, provenienti dalla demolita chiesa di San Nicolò di Castello annessa all'Ospedale dei Marinai, la cui facciata si affacciava sulla laguna con la sua quadrifora centrale e i tre portali lombardeschi; il portale centrale fu traferito all'Accademia di Belle Arti e applicato ad una porta prospiciente la Calle Nani, dove oggi si trova.
Nel Palazzo Ducale
Dopo la fuga da Venezia di Antonio Rizzo, perseguito per peculato di 12000 scudi, suo padre Pietro, dal 1498 al 1511 gli successe come principale architetto del Palazzo Ducale. Sulla facciata est del cortile, fastosa creazione rinascimentale di A. Rizzo, degli anni 1483-1498, in collaborazione col padre e col fratello Antonio, scolpisce la ricchissima decorazione a festoni, candelabri e patere di marmi policromi
Nel 1501 realizzò col fratello il mirabile camino con elegantissimi fregi e lo stemma del doge Agostino Barbarigo nell'Appartamento Ducale al primo piano nobilie di Palazzo Ducale, seguito dai due camini coevi nella Sala Grimani e nella Sala Erizzo.
Un suo rilievo si trova nel museo della Storia dell’Arte a Vienna
Il rilievo in marmo detto “Bacco e Ariana” fu forse commissionato dalla corte estense nel primo decennio del Cinquecento.
In questo periodo forse procedette al restauro di alcune sculture antiche conservate nelle raccolte veneziane: è il caso della statua ellenistica di Musa nella collezione Grimani, che ora è conservata nel Museo archeologico di Venezia, che fa parte del Museo Correr e si può visitare con lo stesso biglietto del Palazzo Ducale.
III. Le opere di Tullio Lombardo nelle chiese di altre città italiane non lontani da Venezia
a Ravenna
In collaborazione col padre Pietro scolpì a Ravenna nel 1483 il bassorilievo sopra il sarcofago di Dante Alighieri, col poeta coronato d'alloro in atteggiamento pensoso, il volto di profilo rivolto verso un leggio ove campeggia il libro della Divina Commedia la mano sotto il mento, il mignolo appoggiato al labbro inferiore come chi medita.
Suo gusto per il classicismo si fonde con una nota di patetismo nel suo capolavoro che è la lastra tombale con la figura del giovane condottiero Guidarello Guidarelli giacente, scolpita nel 1525, nella cappella di San Liberio nella basilica di San Francesco a Ravenna, ora conservata a Ravenna nella locale Galleria nazionale, situata nell'antico monastero dei Canonici di Porto.
a Treviso
Tra il 1485 e il 1488 lavorò con la bottega paterna al Monumento funerario del vescovo Giovanni da Udine nella cattedrale di Treviso, e sua è la fugura di San Liberale in preghiera. L'amico Pomponio Gaurico riportò la notizia dell'ammirazione suscitata nei cittadini trevigiani dalle "Epistyliorum coronae" da lui scolpite, ossia parte della cassa decorata a bassorilievo con Giovani tritoni reggenti cesti di frutta su uno sfondo di girali vegetali
a Bergamo
Nella bottega del padre nel 1490 scolpì la statua a tutto tondo di San Marco da spedire a Bergamo per la perduta ancóna del sacello del condottiero Bartolomeo Colleoni, nell'omonima cappella Colleoni eretta da Giovanni Antonio Amadeo. I provveditori veneti all'eredità Colleoni sollecitarono dapprima l'Amadeo per la conclusione dei lavori poiché mancavano le sculture dell'altare, la statua equestre e alcune figure per la facciata, ma l'architetto tramite l'aiuto del duca Galeazzo Maria Sforza chiese di essere pagato per quanto già realizzato e a Bergamo non fece più ritorno, perciò la rapida scelta di affidare l'esecuzione di tre statue alla bottega di Pietro Lombardo sembra determinata da un suggerimento dell'Amadeo legato ai Lombardo-Solari da vincoli di parentela. La statua di San Bartolomeo è ascritta a Pietro, mentre quella del Battista ad Antonio.
a Padova
Nel 1500 a Padova i massari dell'Arca gli commissionarono un rilievo raffigurante il Miracolo della gamba riattaccata, il primo della serie della nuova decorazione della cappella nella Basilica del Santo, ricostruita mediante il lascito (1499) del generale Francesco Sansone da Brescia. Qui l'uso illusionistico della prospettiva e la composizione impressionano.
Ancora nella Basilica del Santo col fratello Antonio tornò alla Cappella dell'Arca di sant'Antonio di Padova: suo è il pannello del 1505 con Sant'Antonio che fa parlare un neonato, dove il Santo induce un neonato a testimoniare con la parola la virtù della madre messa in dubbio dal marito geloso.
Nel 1520 eseguì il terzo pannello a rilievo per l'Arca del Santo.
a Mantova
eseguì il pavimento per lo studiolo di Isabella d'Este, la famosa collezionista
altri lavori
Per la chiesa dei Santi Francesco e Giustina a Rovigo scolpì la Pietà con i santi Bellino e Stefano. Nella cattedrale di Feltre realizzò nel 1528 il Monumento a Matteo Bellati.
Dal 1524 al 1527 fu garante del figlio Sante alla Scuola Grande di San Rocco: il ricco paramento lapideo della facciata sul rio della Frescada rappresenta un'inversione di tendenza rispetto alla semplificazione stilistica delle sue opere tarde.
Morì a Venezia il 17 novembre 1532.
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