E' un palazzo che ho studiato attentamente. Interessante dall'esterno ma molto di più con i suoi bellissimi interni tra cui spicca un sontuoso scalone nel fondo dell'atrio che venne interamente affrescato da Pietro Longhi con la Caduta dei Giganti che vi farò vedere in un altro post dedicato specialmente a questi affreschi ben conservati fino ai giorni nostri che fanno gran impressione a tutti gli ospiti di Ca' Sagredo.
Affacciato sulla riva sinistra del Canal Grande, questo antichissimo palazzo di origine veneto-bizantina si trova di fronte alla Pescheria sull'opposta riva destra, poco distante da Ca' d'Oro e dal ponte di Rialto.
Nel piano ammezzato si possono osservare le finestre che risalgono all'impianto dei secoli XIII e XIV, epoca in cui l'esafora era collocata al centro. Successivamente, in epoca gotica, venne aggiunta l'ala destra dove invece le finestre sono trilobate, come detava il gusto nuovo del tempo. Dal periodo gotico è la sontuosa quadrifora del piano nobile la quale, richiamandosi agli allora recenti lavori del Palazzo Ducale, appare inserita in un ricco fregio, sormontata da quadrilobi e decorata con patere di preziosi marmi policromi.
Prima proprietaria di questo palazzo fu la famiglia Morosini, appartenuta al novero delle dodici famiglie "apostoliche" che in pubblica concione elessero il primo doge. Furono dunque i Morosini che provvidero alla prima ristrutturazione del palazzo, avvenuto nel Trecento della quale, però ben poco sappiamo. Possiamo immaginare che i lavori fossero stati intrapresi nel 1382, mentre era doge Michele Morosini.
Nella pianta della Venezia cinquecentesca di Jacopo De Barbari si possono notare le finestre asimmetriche, la porta e la cavana nella facciata e il fianco verso campo Santa Sofia aperto su un cortile.
I Sagredo entrano in scena all'inizio del Settecento quando Gerardo, pronipote del doge Nicolò Sagredo, acquistò il palazzo. Questa famiglia era giunta a Venezia nell'anno 840 ed ebbe i primi membri nel Maggior Consiglio nel 1100. La loro grande ricchezza era dovuta ai solidi commerci di legname con l'entroterra, per cui essi non subirono le perdite sofferte dalle altre famiglie patrizie le cui rendite erano legate ai commerci con l'Oriente quando sulle rotte marittime si inserì la Mezzaluna ottomana.
Fonte: il libro di Marcello Brusegan "I palazzi di Venezia", Newton & Compton editori
Няма коментари:
Публикуване на коментар